sabato 19 febbraio 2011

Due sgranocchini per la collega con la C (ma anche la S) maiuscola

sablés grano saraceno e zenzero
Ieri sera doveva venire a cena da noi la persona che mi ha dimostrato che anche dopo i quarant'anni si può diventare amici in un amen, colei che spesso non capisco alla prima quando la leggo, e a volte anche alla seconda e alla terza e non mi arrabbio ma anzi mi sento bene (praticamente la versione in carne ed ossa della Rossanda, un cincinnino più giovane però). L'insegnante più severa e amata fra tutte quelle che ho bazzicato.

In una parola, la famosissima, unica, inimitabile, collega stronza.

Appena conosciuta ho pensato "Questa dev'essere tosta e brava".
La settimana dopo la consideravo una terribile stronza.
L'ultimo giorno di scrutini eravamo lì che piangevano a suon di dolcetti perché non saremmo state più nella stessa scuola.

Per fortuna che la piccola città e la città della stazione nota sono agevolmente collegate dalla via ferrata, e la
'Povna non è una che si fa intimorire da un centinaio di km. Lei no.

Insomma... "
'Povna, dai, vieni a cena, ma stasera proprio non ti posso fare niente di che, si pranza in famiglia" "Si si gaia celiaca, lo sai che vengo per voi, non per il cibo".
Però dato quando viene è sempre un po' una festa che ci rende tutti felici, non potevo proprio rifilarle una minestrina di dado :-)

Che fare? Vabbé, la lonza indignata dei Cuochi di Carta ormai è diventata un classico in questa casa, e si adattava perfettamente al personaggio, il riso basmati alla creola sta bene con tutto, due radicchi grigliati pure. E poi? Niente schiacciata alla fiorentina, quella vera col lievito di birra ci vuole troppo. E poi faccio una brutta figura, le dico che non c'è niente da mangiare e le faccio trovare anche il dolce? Non serio...
Però... almeno uno stuzzichino! Qualcosa da sgranocchiare durante le concitate discussioni sulla Bindi, Castagnone, gli adolescenti à la campagne, Battiato, il tutto sopra, in mezzo e sotto le righe.
E cosa fare allora?
In questo periodo non faccio altro che sfornare biscotti. Perché non farne di salati, da mangiare con un po' di pecorino e salumi, e un buon bicchiere di vino? Non ci ho mai provato, ma non verranno mica una schifezza... Non vennero una schifezza, proprio per niente.

Ed ecco a voi, dedicati alla 'povna, gli

Sgranocchini salati allo zenzero e grano saracenoIngredienti
  • 50 g di farina di riso (¶),
  • 50 g di amido di mais (¶),
  • 50 g di fecola di patate (¶)
  • 50 g di farina di grano saraceno (¶))
  • 100 g di burro
  • 1 uovo
  • una puntina di lievito chimico
  • 1 pizzicone di sale
  • 5 cm di zenzero fresco
  • semi di finocchio
  • semi di sesamo
  • acqua fredda
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.
Preparazione
Mescolare con la punta delle dita il burro freddo a pezzetti con il mix di farine, il sale e il bicarbonato, a fare il solito briciolame fine. Aggiungere l'uovo, un paio di cucchiai di acqua gelida ed impastare velocemente.
Aggiungere lo zenzero fresco grattato.
Dividere l'impasto in due, in una metà aggiungere un bel cucchiaio di semi di finocchio schiacciati, nell'altra il sesamo.

Mettere l'impasto in frigo per una mezzoretta, nel frattempo accendere il forno a 180°.

Stendere gli impasti con il mattarello a circa 3 mm di altezza, cospargerlo dei semi utilizzati all'interno e ritagliare a losanghe con un tagliapasta.

Cuocere in forno per i solito 12-15 minuti al massimo, finché i bordi sono leggermente dorati.

Sono molto sgranocchianti, senza impegno, uno-tira-l'altro.
Dei veri sgranocchini.

È una delle tante ricette che potrete trovare sul mio libro Torte rustiche gluten free.


Torte rustiche gluten free

mercoledì 16 febbraio 2011

Una cena all'ultimo minuto salvata da una tarte all'arancia senza glutine

tarte all'arancio senza glutine
Quando, un annetto fa, ho visto questa ricetta, ho subito pensato che non me la sarei fatta scappare.
La fonte, il blog Profumo di Lievito, è quanto mai autorevole, e le tarte mi piacciono sempre molto, delicate, raffinate, ma non troppo elaborate. Il mio amore per i dolci semplici nasce non solo dal fatto che è più facile farli, ma proprio perché le torte multi-strato, le figlie e e le nipotine dei Saint Honoré che andavano per la maggiore quando eravamo bambini, non sono certo i miei dolci preferiti, anche se una volta ogni tanto, da brava golosa, le apprezzo eccome.

Dal pensiero all'azione è passato quasi un anno, ma finalmente, merito anche delle cassettate di arance che mi sono procurata in questi mesi con il G.A.S., è giunta l'ora.
L'ho fatta due volte in una settimana. A testimonianza di quanto mi sia piaciuta.
L'ultima ieri sera, quando ci sono venuti a trovare all'improvviso mio cognato con la fidanzata dalle Marche. Potevo fare una cattiva figura? No! Allora mi sono messa subito ai fornelli, e la torta è stata la prima ad essere affrontata. Devo dire che quando alle sette e un quarto l'unica cosa che stava già cuocendo era la torta, e tutto il resto era ancora da fare, mi è cominciata a salire l'ansia, ma fortunatamente, come al solito, l'abbiamo sfangata.
Menu? Risotto al radicchio, scaloppine all'aceto balsamico con contorno di carciofi, e per dolce questa tarte. Cena semplice ma di buona riuscita.

Quanto alla tarte, la mia versione senza glutine è senza dubbio perfettibile, soprattutto per quel che riguarda la frolla.
La frolla viene buonissima, nella versione senza glutine, ma ha il difetto, se non si usa lo xanthano, di essere un po' sbriciolosa. Per questa ragione ultimamente ne faccio quasi sempre una versione che prevede una punta di lievito, per renderla più morbida e meno friabile.
Ecco, secondo me per questo tipo di torta, e per le tarte in generale, ci vuole invece la frolla senza lievito, quella friabile e croccante alla Roux, per intenderci.
La prossima volta che farò questa tarte, perché ci sarà sicuramente una prossima volta, userò la frolla senza lievito.
L'altra cosa è che secondo me questa tarte dà il suo meglio dopo un riposo in frigorifero. Appena fatta, anche se a temperatura ambiente, si sentono un po' troppo le uova. A mio avviso è bene lasciarla riposare, in modo che i sapori si amalgamino bene, soprattutto quelli della crema.

Ah... La tarte non è piaciuta solo a me, l'ho vista realizzata, con foto da sballo, anche dal pasticcione Piero e per quanto riguarda i tempi di cottura mi ritrovo più nelle osservazioni di Piero che nella ricetta originale.

Ho seguito la ricetta molto fedelmente, ma la riporto comunque per completezza.


Tarte all'arancio senza glutine
(da una ricetta di Profumo di Lievito)
Ingredienti

Per la frolla senza glutine
  • 250 g di mix di farine senza glutine per frolle e brisé (100 g di farina di riso, 20 g di farina di mais fumetto, 30 g di fecola di patate e 100 g di amido di mais ) (¶)
  • 125 g di burro
  • 1 uovo
  • 100 g di zucchero
  • mezzo cucchiaino di lievito per dolci
  • una puntina di sale
  • polvere di arancia
Per il ripieno
  • 3 arance bio e non trattate
  • 3 uova
  • 100 g di panna da montare
  • 100 g di zucchero
  • burro per imburrare la teglia
  • 2 cucchiai di liquore all'arancio (io non ce li ho messi)
  • farina di riso per spolverare la teglia (¶)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione
Ho preparato la frolla senza glutine nel seguente modo: ho setacciato le farine assieme con il lievito. Ho fatto la fontana e nel mezzo ci ho messo il burro a pezzettini. Ho mischiato con la punta delle dita la farina e il burro (sablage) e quando ho ottenuto uno sfarinato abbastanza fine, ho aggiunto lo zucchero, l'uovo intero, il pizzico di sale e un bel cucchiaio di polvere di arancia.
Ho impastato con la punta delle dita quel tanto che basta per ottenere un composto liscio e omogeneo, ho avvolto la palla nella pellicola e infilato in frigo per almeno mezz'ora (nel mio caso un giorno, ho preparato la frolla il giorno precedente).

Al momento di fare la tarte ho imburrato e infarinato con un velo di farina di riso una teglia per tarte da 28 cm di diametro (nel mio caso una di quelle comodissime con il fondo staccabile).

Ho tolto la buccia di due arance con un rigalimoni, e l'ho polverizzata nel tritatutto insieme allo zucchero.
Ho sbattuto senza montare le uova con questo zucchero profumato all'arancia, e ci ho aggiunto la panna e il succo delle tre arance (250 ml). Ho mescolato bene e e cacciato tutto in frigo.

Nel frattempo avevo preriscaldato il forno a 180°.

Ho steso la frolla, ci ho rivestito lo stampo facendo sì che il bordo venisse bello resistente, e ho cotto il tutto in bianco, coperto da carta forno ripiena di fagioli per una decina di minuti. Ho quindi tolto carta forno e fagioli e continuato a cuocere in forno finché non è diventato leggermente biondo (una ventina di minuti).

Ho tolto dal forno, abbassato il forno a 150° e riempito la crosta di frolla con il composto cremoso all'arancio (con questa frolla un po' morbida mi sono avanzate un paio di cucchiaiate di composto, confido che non ne avanzino utilizzando una frolla più croccante).

Ho rimesso in forno e fatto cuocere per una mezzoretta, finché tremolava.

Ho fatto raffreddare quasi totalmente nella teglia, quindi tolto dalla teglia e servito fredda.


La ricetta è tratta dal mio libro, pubblicato da Giunti Editore.

http://www.giunti.it/libri/cucina/pasticceria-gluten-free/

martedì 8 febbraio 2011

Cookies senza glutine alle noci... e cioccolato, se proprio volete

cookies alle noci
Oh! Ma qui fra maiali e verze, è più di un mese che non pubblico niente di dolce!!! Che storia è questa?!?!?! E poi di questi tempi, con tutte queste brutte notizie, questo disgusto generale, non possiamo mica stare pure a stecchetto!!!!
E domenica pomeriggio c'è pure la manifestazione
Se non ora quando, quella per chiedere le dimissioni del premier e maggior rispetto per le donne, vorremmo portarci dietro qualcosa da far sbocconcellare ai pargoli altrimenti si lagnano...

Che poi... Che io stia a stecchetto son pure fanfaluche, continuo a mangiare tanto e troppo, sono grassa pinata come un porcellino (aridaje!), insomma, è solo a voi che ammannisco solo cose sane e light.
Sarà l'ora che cambi registro, no?

E dato che questo blog è terribilmente scarso di biscotti, poniamo subito rimedio a questa grave mancanza con questi favolosi cookies.
Qui ne vanno tutti pazzi, la mia pargola me li chiede di continuo, ne faccio 50 e dopo due ore ne è rimasto uno.
In una versione ciofeca (perché quando si deve fare bella figura è proprio lì che casca l'asino!) li ho portati alla Manu quando è venuta a Firenze. Lei, pietosamente, mi ha pure chiesto la ricetta. Manu, possono venire molto meglio di quelli che ti ho portato! E comunque la ricetta è questa.

Che è un mix di vari libri, di una ricetta di Mammazan, dei famosissimi Chocolate Chips Cookies di Santin che si trovano ovunque in rete. Ovviamente il tutto rivisitato a modo mio.
In particolare, dato che non amo particolarmente il cioccolato, checché ne pensi il Nanni, sostituisco le gocce di cioccolato, in tutto o in parte, con le noci, e vengono moooooolto più buoni!

Nella foto sopra la versione alle noci (e nel retro qualcuno al solo cioccolato), in quella sotto, un po' troppo abbronzati, versione noci e cioccolato insieme.

Insomma, fateli come vi pare, saranno banali ma sono veramente una squisitezza.


cookies
Cookies senza glutine alle noci e/o cioccolatoIngredienti
  • 400 g di mix di farine per biscotti (150 g di farina di riso (¶), 75 g di fumetto di mais (¶), 100 g di amido di mais (¶), 50 g di fecola di patate (¶) e 25 g di farina di grano saraceno (¶))
  • 200 g di burro ammorbidito a temperatura ambiente
  • 180 g di zucchero semolato
  • 1 uovo e 1 tuorlo
  • 5 g di lievito per dolci (¶)
  • 2 g di bicarbonato
  • 1 pizzico di sale
  • 200 g di noci sgusciate e grossolanamente tritato oppure 180 g di gocce di cioccolato fondente (¶) oppure 100 g di noci e 100 g di gocce di cioccolato (¶)
  • un cucchiaio di polvere di arancia
  • una puntina di cannella in polvere (¶)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.
Preparazione
In una ciotola lavorare il burro con lo zucchero e il pizzico di sale, finché diventa un composto liscio e omogeneo. Aggiungere l'uovo e il tuorlo, uno alla volta, ed amalgamare bene.

A parte setacciare le farine con il bicarbonato e il lievito, ed aggiungere anche queste, insieme alla polvere di arancia e alla puntina di cannella, all'impasto.

Mescolare velocemente finché il tutto è ben amalgamato, aggiungere le noci grossolanamente tritate e/o le gocce di cioccolato.
Dividere l'impasto a metà, metterle su un pezzo di pellicola trasparente e dargli la forma di due lunghi salsicciotti (diametro circa 3/4 cm). Arrotolarli nella pellicola e metterli in frigo a raffreddare per qualche ora.
Io in realtà, per far prima, caccio tutto in freezer, così in una ventina di minuti sono pronti da usare. In realtà posso usarne anche uno solo, l'altro si può lasciare in freezer e utilizzarlo quando serve, ancora congelato: una ganzata!

Preriscaldare il forno a 180°.

Tagliare i salsicciotti a fette spesse circa 1 cm, disporle ben distanziate su una teglia (io uso la leccarda) coperta da carta da forno (con tutta la dose bisognerà cuocerli in due mandate) e cuocerli per 10/12 minuti. Sembreranno ancora crudi, ma non bisogna farsi fregare. Toglierli dal forno, metterli a raffreddare su una gratella per dolci, una volta freddi saranno perfetti.
Si conservano nel solito barattolo/scatola chiuso ermeticamente, sempre che durino.

Se non fate il passaggio del frigo/freezer, come capitò a me quando li portai alla Manu, e li mettete troppo vicini, dato che tendono a spatasciare vi ritroverete un unico biscotti da tagliare. Il sapore è buono, ma l'aspetto lascia molto a desiderare :-)


La ricetta è tratta dal mio libro, pubblicato da Giunti Editore.

http://www.giunti.it/libri/cucina/pasticceria-gluten-free/

venerdì 4 febbraio 2011

Gli gnocchi di zucca dello zio Lapo e della zia Veronica per la raccolta unsenepolepiù

gnocchi di zucca dello zio Lapo
Un successone, l'iniziativa di per le dimissioni di Berlusconi della Madama Bavareisa e Kemikonti!

Certo, è una goccia nel mare, ma, come diceva qualcuno tanto tempo, da ognuno secondo le sue possibilità...

A questo proposito segnalo ai lettori fiorentini che domani, sabato 5 febbraio, ci sarà una divertente iniziativa sempre con pentole e mestoli!

CACEROLAZO - L'Italia non è un bordello
Berlusconi dimettiti
Sabato 5 febbraio, ore 11
a Firenze, da piazza Sant'Ambrogio a piazza Santa Croce

Mi è piaciuta molto questa iniziativa, anche perché è nata veramente dal basso, da un gruppo di genitori di una scuola del centro storico di Firenze. Perché veramente, come dice Gaia, unsenepolepiù.



Mi diverte che a questo giro il campo di battaglia per sconfiggere il berlusconismo debba passare per le cucine :-)

Dunque veniamo a noi.

L'ultimo dell'anno siamo andati a cena dai nostri amici Lapo e Veronica, che, lettori affezionati, non solo ci hanno ammannito cenetta squisita, ma fotografarono anche parte dei loro manicaretti per eventuale pubblicazione.

L'altro giorno mi scrive Lapo dicendomi: "Scusa sai, ma gli gnocchi di zucca con il ragù di salsiccia quand'è che li pubblichi? Perché mi piacerebbe molto se tu li pubblicassi per la raccolta del maiale!"

Come dire di no? Ecco quindi gli gnocchi di zucca con ragù di salsiccia dello zio Lapo e della zia Veronica (a dire il vero il ragù di salsiccia sarebbe anche quella una mia ricetta, ma lo zio Lapo, vero estimatore del maiale, l'ha adottata da lungo tempo), che partecipano pure loro all'iniziativa per richiedere le dimissioni di Berlusconi e del Governo, promossa da Norma aka Madama Bavareisa e Kemikonti.

Liberiamoci dal maiale
Gnocchi di zucca con ragù di salsiccia (dello zio Lapo e della zia Veronica)
Ingredienti (per 6 persone)
Per gli gnocchi
  • 1 kg g di zucca mantovana
  • 200 g di farina senza glutine (è stato usato il Mix it!, ma andrebbe bene qualunque farina, secondo me anche amidi)(¶)
  • 3 uova
  • parmigiano reggiano grattugiato
  • sale
  • noce moscata
Per il ragù
  • 6 salsicce (¶)
  • concentrato di pomodoro
  • vino bianco
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione
Ragù di salsiccia
Pelare le salsicce, sminuzzarle e metterle in una casseruola sul fuoco basso. Lasciarle cuocere finché non sono ben rosolate ed hanno liberato il grasso.
A questo punto, togliere il grasso rilasciato dalle salsicce, aggiungere un bic­chiere di vino bianco.
Quando il vino è ritirato, mettere nella casseruola tre cucchiai di conserva di pomodoro, e far insaporire, mescolando. Coprire quindi il tutto con acqua calda, se è troppo "pallido" aggiungere ancora conserva, e far cuocere a fuoco basso finché non ha raggiunto la consistenza giusta.

Gnocchi di zucca
Cuocere la zucca in forno finché non diventa morbida. Farla freddare, recuperare la polpa con un cucchiaio e spiaccicare il tutto con una forchetta.
Lasciare un po' freddare.
Aggiungere le uova intere, una bella manciata abbondante di parmigiano grattugiato (se non piace non si mette), una grattugiata di noce moscata, sale, e la farina poco a poco, finché non raggiunge una consistenza densa ma morbida, tale da non sfarsi in cottura.

Mettere a bollire un bel pentolone di acqua, quando bolle salare e formace con un cucchiaio uno gnocco. Buttarlo nell'acqua. Dopo poco risale a galla ed è pronto.
Se si sfa, aggiungere ancora un po' di farina nell'impasto, che comunque va fatto all'ultimo momento.

Cuocere così tutti gli gnocchi, scolarli con un ramaiolo direttamente nei piatti, cospargerli con una bella cucchiaiata di ragù e servire, con parmigiano a parte.
Si possono mangiare anche con burro, salvia e parmigiano, ma con il ragù di salsiccia sono la morte sua.

domenica 30 gennaio 2011

Un ragù di maiale per liberarci da Berlusconi

ragù di carne
In questi giorni non riuscivo a scegliere la ricetta con cui ricetta partecipare all'iniziativa per le dimissioni di Berlusconi della Madama Bavareisa e Kemikonti.
Non volevo fare cose sfiziose, stile "Milano da bere" si sarebbe detto una ventina di anni fa.

Sono 17 anni che ci sorbiamo la Milano da bere berlusconiana. Sono 17 anni che ci sorbiano le sue schifezze che stanno mandando il paese a scatafascio. Sono 17 anni che subiamo il suo lavaggio del cervello mediatico a suon di becero maschilismo e quoziente intellettivo inesistente.
Per riallacciarmi al suo ultimo video-messaggio (o è già il penultimo... ormai se ne perde il conto!), dopo 17 anni di leggi ad personam, condoni edilizi e fiscali, regalie ad amici e parenti a spese dello Stato, interventi devastanti sul territorio, tagli dissennati ai servizi essenziali, preoccupanti modifiche della Carta Costituzionale e quant'altro, adesso ci tocca di subire anche lo sputtanamento internazionale a sfondo sessuale a base di prostitute di età variabile, forse droga, squallore da filmacci porno degli anni 70.
Ovviamente ancora tutto da confermare nei vari gradi di giudizio (sempre che si arrivi, a un giudizio!), per ora sono solo imputazioni, ma se dal punto di vista penale questo è fondamentale, dal punto di vista politico conta poco, perché ormai il personaggio è in balia degli eventi, sottoponibile ad ogni ricatto, da parte della prima 17enne che gli capita a tiro, ma potenzialmente anche da altri e ben più inquietanti personaggi.

Io non guardo mai la TV, l'ho visto l'altro giorno, gli occhi piccoli, la faccia tirata, i capelli neri e fluenti, tutto così spudoratamente finto, falso, e poi il tono della voce, e tutto quel vomitare odio e bugie.

Un vecchio poco lucido (avevo scritto una parolaccia, ma ho corretto per non confondermi con la volgarità imperante) fissato col sesso sta rovinando le nostre vite, e nessuno fa niente per fermarlo. Capita ad alcune persone anziane, ma quando uno arriva a questo punto di solito non ha responsabilità di sorta, figuriamoci governare un paese!

Leit motiv del momento: ognuno a casa sua fa quello che gli pare. Sì, certo, ma solo se è permesso dalla legge (e ad esempio lo sfruttamento della prostituzione minorile non mi sembra sia consentito) e poi in ogni caso una figura pubblica e con così alta responsabilità istituzionale non può essere ricattabile.

Vuoi il potere?
Evita di andare a puttane. Evita di farti quella striscia. Evita di frequentare il tuo amico di gioventù colluso con la mafia.
Dovrebbe essere il punto di partenza di ciascun politico, ma ultimamente sembra che il comportamento ineccepibile sia diventato un'eccezione. Ormai sono anni che rimpiango Andreotti e Moro, e questo la dice lunga su quanto siamo caduti in basso.

Insomma, volevo trovare una ricetta lontana mille miglia dal berlusconismo.
E dopo tanto pensare, l'altro giorno ho fatto il ragù, per preparare le lasagne di cui vanno matti i miei figli. Il ragù della mia nonna Maria, emiliana doc, lo stesso che facciamo tutti in famiglia, io, mia mamma, mia zia, mia cugina, tutti uniti dal rito del ragù. Una ricetta familiare, che si ripete da generazione in generazione, alla quale ognuno aggiunge quel quid che la rende uguale a quella della zia ma anche diversa, una specie di metafora della trasmissione dei saperi della tradizione.
Ed è arrivata la mia pargola, che, da brava figlia di food-blogger, per passarsi il tempo durante l'ennesima malattia, si è messa a giocare alla mise en place :-) Ne ha messo un po' in una ciotolina, l'ha decorata a modo suo, ha preso la macchina fotografica e ha scattato questa foto. Il tutto a mia insaputa.
E quando ho visto la foto ho capito che questa era la ricetta giusta, che solo un semplice e normalissimo ragù di famiglia poteva battere il lusso sfrenato delle feste a base di caviale, champagne e puttane, e che solo le manine di una bambina che fanno il segno di vittoria possono battere il degrado di una politica mai scesa così in basso.

Con questa ricetta partecipo all'iniziativa per richiedere le dimissioni di Berlusconi e del Governo, promossa da Norma aka Madama Bavareisa e Kemikonti.

Liberiamoci dal maialeEdit del 31/1: L'iniziativa è stata segnalata anche da Repubblica, qui.

E ora veniamo alla ricetta. Che ha pure il vantaggio di essere senza rischi di contaminazioni da glutine. Che volete di più?

Ragù di carne alla bolognese (della nonna Maria)
Ingredienti
  • 1/2 kg macinata di manzo
  • 200 g di macinata di maiale
  • 1 cipolla media
  • 1 carota
  • 1 costa di sedano
  • vino bianco
  • olio
  • concentrato di pomodoro
  • pomodori pelati
  • 4 bacche di ginepro
  • 2 foglie di alloro
Preparazione
Fare un battuto molto fine con la mezza cipolla, la carota e la costa di sedano.
Metterlo in una casseruola con un po’ d’olio e farlo appassire bene a fuoco basso, senza dorarsi. Se dovesse cominciare a bruciare senza essere appassito, aggiungere un po' di vino bianco.

Aggiungere quindi le due macinate (si può anche fare sostituendo alla macinata di maiale un paio di salsicce spellate, ma preferisco farlo così anche perché le salsicce sono prodotti a rischio, e quindi bisognerebbe fare riferimento al prontuario per comprarle) e farle rosolare ben bene sbriciolandole con la forchetta.
Versare quindi 1/2 bicchiere di vino bianco e farlo sfumare; a questo punto aggiungere tre cucchiai di conserva di pomodoro, le bacche di ginepro un po' spiaccicate e lasciare sul fuoco per un po’, mescolando, per far sì che il tutto si insaporisca bene.
Abbassare quindi il fuoco, aggiungere un barattolo di pelati aggiungendo eventualmente dell'acqua calda (deve essere piuttosto liquido), le foglie di alloro e lasciar bollire a fuoco basso per un’ora e più. Aggiustare di sale ed è pronto.

giovedì 27 gennaio 2011

Entro il 6 febbraio: liberiamoci del maiale!!

Sono travolta dagli scrutini, sto trascurando il blog, non leggo manco i giornali, ma che stia succedendo qualcosa in questo ineffabile paese me ne sono accorta pure io.
E quindi copio-incollo pari pari una proposta da Madama Bavareisa e Kemikonti.

Rieccoci qui, un gruppo di bloggers stufe dei comportamenti insultanti nei confronti delle donne del presidente del Consiglio. Atteggiamenti già noti da tempo, ahimé, ma che adesso hanno oltrepassato davvero ogni limite, manifestandosi in modo chiaro ed univoco agli occhi di chiunque abbia un minimo di buon senso e una dose di dignità.

Già quando ci ritrovammo a commentare il gran numero di adesioni e di ricette raccolte per “Metti un finocchio a cena”, uno dei pensieri ricorrenti fu: guarda, non se ne può davvero più… Qualcosa nelle nostre cucine stava fermentando, e non stiamo parlando di kefir e lievito madre, che, non ce ne voglian le fautrici, son tanto buoni e fan tanto massaia bon ton, più crescono e più cresce l’autostima, ma… mah! alla nostra dignità credo aggiungano poco. Quella dignità che negli ultimi mesi è stata calpestata al limite della sopportazione…

È in fermento la nostra capacità di reagire, di chiedere rispetto, da parte di chi ci governa, con i mezzi a nostra disposizione: la parola, l’ironia e….mestoli e padelle! Ora basta!! (qui il link alla raccolta firme lanciata da Concita De Gregorio, sul giornale di cui è Direttore). Segnalo anche la mobilitazione per il 13 febbraio di cui parla il quotidiano La Repubblica, precisamente qui

nel momento in cui le donne vengono scelte e premiate in base non al merito ma a qualcos’altro che con la professionalità, l’impegno, l’intelligenza ha poco o nulla a che fare, è stata riversata addosso l’inutilità del loro sacrificio” (G.Bongiorno, presidente commissione Giustizia della Camera)

Chi è disgustato quanto noi dovrebbe pubblicare entro domenica 6 febbraio una ricetta in cui il maiale sia protagonista…non importa se cucinerete un sontuoso carré o un panino alla mortadella, non è un vero e proprio contest, ma un’iniziativa di dissenso… fotografate un wurstel, se non avete tempo di cucinare, ma partecipate ugualmente! E per i bloggers non-food, sarà sufficiente aprire un post e commentare… a ruota libera!

Basterà esporre il banner dell’iniziativa, spiegando nel post le ragioni della propria partecipazione, i vostri motivi di disgusto, e comunicarci l’adesione fra i commenti al post di Norma aka Madama Bavareisa e/o nell’analogo post che troverete da Kemikonti.

Valgono anche le ricette già pubblicate, e ovviamente non solo da donne!! ^_^


per il codice banner, cliccate qui e copiate il codice che vi compare nella finestra: http://tinypaste.com/684b8 per incollarlo nel vostro blog!

Per carità non saremo noi a cambiare le sorti del paese, già l’altra volta c’è stato chi ha detto che non vuole mischiare politica e cucina. Beh, citerò dardadi, una commentatrice della scorsa iniziativa: “tutto ciò che acquistiamo per poter preparare un piatto..è politica, far quadrare i conti è un atto di eroica politica ai giorni nostri” e aggiungo che il nostro essere donne attive degne di rispetto va ben oltre le quattro pareti rassicuranti di una cucina.

Come ci è venuta l’idea del maiale? Beh… per analogia, ovviamente! Sicuramente troveremo mille modi per renderlo appetibile e… per esorcizzare un po’…e liberarcene almeno virtualmente!

Buona cucina!

Mi dispiace un po' per il maiale, che è la mia carne preferita, ma come dicono Norma e Kemi lo sapremo nobilitare.

Per le ricette, ritornerò quando sarà passata la buriana.

giovedì 20 gennaio 2011

La polenta del riciclo (con le verze)

polenta verze patate taleggio
Che ci volete fare se questa è la stagione della verza? Noi la mangiamo almeno una volta alla settimana, anche in modo semplicissimo, tagliata fine fine, e fatta appassire in padella con un filo d'olio e il sale. Viene proprio buona, è un contorno molto salutare, e piace anche a tutti (beh... al pargolo capriccioso no, ma diamogli tempo, è ancora piccolo).

Questo piatto è un vero piatto del riciclo.
Metti che il giorno prima tu abbia fatto polenta e spezzatino, e che ti sia avanzato un bel pezzo di polenta.
Metti che per contorno ci fossero le verze di cui sopra, e te ne siano avanzate un po'. Metti che il pargolo capriccioso non mangi le verze e allora avessi lessato, per lui solo per lui, un paio di patate.

Aggiungi che il giorno stesso tu abbia avuto cinque ore di lezione la mattina, e collegio dei docenti fino alle sette di sera.
Cosa cavolo porti in tavola per cena?
Toh... Nel frigo c'era pure un pezzo di taleggio in procinto di andare al creatore...

Ecco, c'est tout.

Malgrado sia un piatto del riciclo, questa roba è una vera meraviglia di profumi e di sapori.
E quindi lo propino a voi, come ai miei familiari, con grande entusiasmo.
Le dosi sono tutte terribilmente a occhio.

Polenta pasticciata con verze e taleggio
Ingredienti
  • 1 pezzo di polenta cotta il giorno prima (¶)
  • 1 verza
  • 2 patate già lessate
  • 200 g di taleggio
  • burro
  • parmigiano reggiano
  • sale
  • pepe
  • noce moscata
  • vino bianco
  • latte
  • olio EVO
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione
Preparare la verza: sfogliarla, lavarla bene (per allontare gli ospiti sgraditi) e tagliare le foglie a striscioline fini. In una padella capace dai bordi alti (io la faccio nel wok) mettere un filo d'olio, e farci appassire la verza, salando con un bel pizzicone di sale.
Quando è un po' appassita sfumare con mezzo bicchiere di vino bianco, quindi incoperchiare e far cuocere per un quarto d'ora/una ventina di minuti, finché la verza è cotta ma ancora un po' croccante.
Otterrete più verza di quanta ve ne serve in questa ricetta, ma quella avanzata ve la potete mangiare per contorno.

Imburrare delle pirofiline monoporzione.

Tagliare la polenta a fette alte circa un cm. Disporle in modo ordinato nelle pirofile.
Mette sulla polenta uno strato di fettine di taleggio, quindi delle fettine di patate lesse, spolverate con del parmigiano grattugiato, una spruzzatina di latte, una grattatina di noce moscata, un po' di pepe, quindi ricominciate fino a quando non avete finito gli ingredienti.

Mettere sopra qualche fiocchetto di burro (con moderazione) e informate nel forno già precedentemente riscaldato a 180°. La cottura non è lunga, giusto il tempo di sciogliere i formaggi e scaldare il tutto, visto che gli ingredienti sono tutti cotti.

P.S. ovviamente viene bene con qualunque formaggio un po' fondente, dal gorgonzola allo stracchino alla mozzarella alla fontina. Ma secondo me il taleggio ha una marcia in più

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