sabato 17 luglio 2010

Profumi d'estate per l'inverno che verrà: marmellata albicocche e zenzero

marmellata albicocche e zenzero
Son sempre in vacanza. Dice che la cosa si protrarrà ancora a lungo. Ne sono felice, anche se continuo a provare questo sottile senso di colpa, sentimento che so essere quantomai inutile, dannoso e velleitario. Tant'è.

Adesso sono al mare, nelle Marche. Mi trovo a vestire dei panni per me insoliti: mamma-al-mare-con-pargoli-mentre-il-marito-lavora. Ombrelloni, ovvero chalet, come lo chiamano da queste parti, pranzo a casa ché il sole picchia troppo forte, gelato fuori la sera. Siamo accuditissimi dai parenti di mio marito, la mia deliziosa cognata, la zia Sandra della prima ricetta su questo blog, la nonna che ci ammannisce pranzetti, cucinati non so come in questo caldo atroce. Una pacchia di nullafacenza e di coccole. Forse i sensi di colpa sono in parte motivati...

E stasera sono pure riuscita a rubare un computer per il tempo sufficiente a pubblicare una ricettina. Che andava pubblicata: mi picco di non pubblicare ricette che non siano di stagione, e se aspetto ancora un po' di albicocche se ne riparla l'anno prossimo. Anzi, siamo già fuori tempo massimo, ma insomma io pubblico lo stesso.

Ovviamente questa marmellata, perché di marmellata si tratta, l'ho fatta a casa, ormai quasi tre settimane fa. Erano delle albicocche buonissime, un piccolo miracolo di un mercatino rionale. Dolci, succose, polpose. Dopo essercene sbafati un paio di chili in un amen, bambini poco fruttofili compresi, ho deciso che marmellata doveva essere. E dato che avevo un pezzo di zenzero che stava lì a non far niente...

Non sarà troppo fuori tempo massimo per il mese di agosto, vero? Che lo sia o no, dato che ci ho preso gusto, con questa ricetta partecipo al contest per la ricetta del mese di agosto del calendario di Ammodomio, Un anno Ammodomio


Marmellata di albicocche e zenzero
Ingredienti
  • 2,8 kg di albicocche mature già lavate e snocciolate, con la buccia
  • 1,8 kg di zucchero semolato
  • una ventina di armelline (insomma, quella roba che sta dentro i noccioli delle albicocche)
  • 7 cm di zenzero fresco
Preparazione
Mettere le albicocche nature in una pentola capiente, e farle cuocere finché non cominciano ad ammorbidirsi.

Pelare lo zenzero e grattugiarlo.

Aggiungere alle albicocche lo zucchero semolato e lo zenzero.

Far riprendere il bollore, e, se si vuole una marmellata omogenea, dare una bella frullata con il mixer ad immersione. Schiumare via via.

Edit del 19/07/2010: su utilissima domanda di Gaia, preciso che le armelline, una volta tolte dal guscio, vanno immerse per qualche istante in acqua bollente al fine di togliere più facilmente la cuticola, che va eliminata.
Aggiungere le armelline e far cuocere a fuoco basso. Per quanto tempo?
Il momento giusto di spegnere il fuoco sarebbe quello in cui un cucchiaino di marmellata, messo in un piatto che viene inclinato, scivola verso il basso ma molto lentamente.
In particolare la marmellata di albicocche dovrebbe rimanere piuttosto chiara. La mia è un po' troppo scuretta, ma vi assicuro che è comunque squisita. Lì per lì mi pareva che lo zenzero non si sentisse, invece con il passare dei giorni i sapori si sono amalgamati ed esaltati, e il dolce dello zucchero si combina splendidamente con il profumo delle albicocche, l'amarognolo delle armelline e il piccantino dello zenzero.

Tornando a noi, quando è pronta, versarla calda nei vasetti sterilizzati (io li lavo in lavastoviglie e poi li metto in forno a 100° per una mezzoretta prima di riempirli). Chiudere serrando il giusto (altrimenti dopo non ci sarà il verso di riaprirli) e, se proprio siete fanatici come me, sterilizzateli facendoli bollire per una mezzoretta, e quindi raffreddare direttamente in acqua. Ovviamente se li fate bollire, per evitare la rottura dei vasetti, dovrete mettere un canovaccio sul fondo del pentolone e separare con canovacci anche i vari vasetti.

lunedì 5 luglio 2010

Coppette alle ciliegie sciuè sciuè per un saluto

meringhe alla francese
Sto partendo. Per delle lunghissime vacanze. Non credo di riuscire a pubblicare niente nelle prossime settimane, forse qualcosa, rubando un computer qua e là.
Mi dispiace un po' abbandonare questa creatura, che ho amorevolmente accudito per un anno, ma ne sono anche contenta.
Vacanza è anche questo, essere lontani, sia dalle cose faticose che da quelle buone, ma che sono comunque impegni. E in fondo anche questo blog è un impegno, per quanto molto piacevole.

Quindi vi saluto, sperando di ritrovarvi tutti al mio ritorno!

Oggi ho avuto due amiche a pranzo, due care colleghe conosciute quest'anno, con cui si è creata una bella armonia. Abbiamo chiacchierato tutto il pomeriggio, di scuola, di amicizia, di Montaione, di ragazzi, senza farci intimorire dal tempo che passava. A volte è proprio bello, lasciar correre il tempo a chiacchierare. Mi succede sempre più di rado, e quando accade mi sento improvvisamente più giovane.
Grazie Orsetta, grazie Rossana per questo piacevolissimo pomeriggio!

Non avevo tempo di preparare un gran pranzo (sono tornata ieri sera, e sto già ripartendo) ma qualcosa s'aveva da fare: vabbé che ci si vede per il piacere di vedersi, ma quando si è attorno al tavolo su quel tavolo ci deve essere qualcosa di decente.
Mi sono così inventata un velocissimo dessert, per non lasciare il pranzo incompiuto.
Eccolo qua. Tempo di preparazione, 15 minuti.

Coppette allo yogurth e ciliegieIngredienti

  • 400 g di panna da montare
  • 2 confezioni di yogurth greco naturale (totale, 370 g)
  • zucchero a velo
  • 500 g di ciliegie
  • zucchero semolato
Preparazione
Mettere in freezer la ciotola in cui monterete la panna e la panna stessa per una decina di minuti.

Lasciare da parte 8 ciliegie intere.
Snocciolare le altre ciliegie, e metterle in una padella, con un paio di cucchiai di zucchero.
Cuocerle a fuoco allegro finché fanno un po' di sughetto, ma devono rimanere abbastanza sode.
Farle raffreddare.

Montare un po' lo yogurth con le fruste elettriche, aggiungendo in ultimo un paio di cucchiai di zucchero a velo.

Montare, nella ciotola fredda, la panna montata, aggiungendo in ultimo un paio di cucchiai di zucchero a velo.

Mescolare lo yogurth e la panna delicatamente.

Montare le coppette. Sul fondo una cucchiaiata abbondante di ciliegie, con il loro sughetto, sopra il composto di panna e yogurth, e sopra una ciliegia intera a decorare.

Mettere in freezer per una mezzoretta.

Con questi quantitativi ho preparato 6 coppette e 2 bicchieri, dose normale, non mignon.

Con questa ricetta partecipo alla raccolta Summer cakes di Menta e cioccolato. Più fuori dal forno di così...

La ricetta è tratta dal mio libro, pubblicato da Giunti Editore.

http://www.giunti.it/libri/cucina/pasticceria-gluten-free/

venerdì 2 luglio 2010

La meringa alla francese e i mostri del buio

meringhe alla francese
Ho fatto le meringhe il giorno del mio compleanno.
Si vede che è del mio compleanno perché dietro ci sono le peonie, che sono il mio fiore preferito.
Questo mazzo di peonie me l'ha regalato mia figlia. È stata tenerissima, la mia quasi novenne.
E non potevo che fare le meringhe, perché le meringhe assieme alle peonie sono un'immagine magica. E perché le meringhe erano i miei mostri del buio, che solo tutta questa luce poteva sconfiggere...

In realtà, più prosaicamente, le ho fatte perché volevo fare la pavlova (che infatti pubblicherò fra breve). Non ero sicura di me, perché tutte le volte che avevo provato a farle, mi erano venute una schifezza.
O troppo cotte, vagamente caramellate, di quel color marroncino che proprio non è cosa, o mollicce, che è ancor meno cosa.
Insomma, queste meringhe erano proprio la mia bestia nera. Diciamo una delle mie bestie nere, ne ho parecchie, ma spero di sgominare anche tutte le altre, con pazienza.
Che poi, divagando, cucinare è un po' così, è una metafora.
Mi ci ha fatto riflettere Asa_Ashel in un commento al mio post precedente.
All'inizio ci sono tante cose che non ti riescono, di fronte alle quali provi un timore reverenziale, e proprio non ti sembrano alla tua portata. Poi, provando e riprovando, documentandoti su fonti affidabili, con umiltà e pazienza, si impara. E quando una cosa hai imparato a farla, non ti fa più paura, diventa normale. Come i bambini che un giorno affrontano e vincono il mostro che sta nella loro camera di notte e da quel giorno riescono a dormire al buio.
Ed è bella questa crescita, perché in cucina la tocchi con mano, anzi, con mano, con la bocca, con il naso.
Ma ci vuole una guida. Qualcuno che ti prenda per mano e ti dia l'abbrivio.
Per me è stato lui che -lo so!, vi sembrerà incredibile- non conoscevo. D'altronde non guardo la TV, non ho Sky, sono in parte giustificata. Mio marito mi aveva regalato il suo ultimo libro, Le dolci tentazioni, e ne sono stata folgorata. Al buio. Ho cominciato a leggere il libro, e mi ha entusiasmato. Non foss'altro per tutte quelle ricette senza glutine!

Ecco quindi la mia ricetta di meringa alla francese, che è quella di Luca Montersino che, poi ho scoperto, è praticamente quella di Dario Bressanini e di tout le mond des food-bloggeurs.


Meringa (alla francese)
Ingredienti
  • albumi (in questo caso erano 120 g)
  • zucchero semolato, il doppio del peso degli albumi (quindi 240 g)
  • un cucchiaino di maizena (opzionale, io non ce l'ho messo) (¶)
  • un cucchiaino di succo di limone
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione

Passare lo zucchero nel mixer, per renderlo fine fine.

Mescolare metà zucchero con gli albumi, in una ciotola preferibilmente di ceramica. Gli albumi devono essere a temperatura ambiente e non deve esserci neanche un goccio di rosso d'uovo, pena il fallimento dell'impresa.
Aggiungere il limone.

Cominciare a montare piano, con le fruste elettriche, e poi più velocemente.

Quando le chiare sono montate a neve bel ferma aggiungere il resto dello zucchero, un cucchiaio alla volta, sempre sbattendo con le fruste.

Alla fine la meringa avrà una consistenza durissima, e un colore translucido. Girando la ciotola la meringa non dovrà cadere, ma resterà attaccata alla ciotola come uno stoccafisso, e sollevandola con un cucchiaio o con le fruste si potranno costruire guglie e pinnacoli stabilissimi. Ci vuole un bel po' a montarla, anche venti minuti.

Quando è montata, metterla nel sac à poche (altra mia bestia nera, ho fatto un casino tale che tutta la cucina era piena di meringa!). Io ho usato la bocchetta striata, ma dicono i saggi che sia più corretto usare quella liscia. Comunque a me piace così, con tutte le volute e i riccioli manco fossimo in una chiesa di Gaudì.

Stendere un foglio di carta forno su una teglia da forno e formare le meringhe. Più grandi, più piccole, sta a voi decidere.

Mettere in forno a 100° (Bressanini fa delle considerazioni molto istruttive sulle temperature dei forni di casa) e lasciar cuocere per tre ore.
Bressanini dice che non importa lasciare lo sportello del forno socchiuso, ma nel mio caso non era così: ho un forno di classe A quasi stagno, che basta accendere cinque minuti perché ne escano nuvole di vapore manco fossimo ai Tropici, e se lo lasciavo chiuso addio meringhe!

Dopo tre ore spegnere il forno e lasciar raffreddare all'interno.

Sono buonissime da sole, oppure accoppiate con in mezzo la panna montata, o sbriciolata nell'Eton mess (che ho fatto qualche giorno fa, ed era così buona che manco sono riuscita a fotografarla, me tapina!) oppure come vi piace.
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Se poi qualcuno vi regala un mazzo di peonie... La felicità!

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