lunedì 27 settembre 2010

Kaiserschmarren o la frittata dell'imperatore

kaiserschmarren imprunetano
Da varie ricette e accenni, chi mi legge avrà capito che sono un'amante del Trentino e dell'Alto Adige. Dico Trentino e Alto-Adige perché so bene che pur essendo un'unica regione sono due entità distinte, ma li amo entrambi, senza partigianerie di sorta.

Questo amore si divide in molti rivoli: certo c'è la ricerca delle radici (pur vivendo da secoli a Firenze sono nata a Trento), la passione per il camminare in montagna, il piacere di stare in luoghi così limpidi e tersi, ma anche l'apprezzamento verso chi ha saputo utilizzare le risorse a disposizione in modo efficiente, ad uso della collettività, dimostrando un grande amore per la propria terra e uno spirito pragmaticamente responsabile.

gerani tirolesi
Conta non poco anche il poter condividere con mio marito questa passione, col risultato che ogni anno ci diciamo che no, quest'estate faremo un viaggio, andremo di qua e di là e poi sempre da quelle parti finiamo per passare le nostre vacanze. Perché le montagne sono tante, e ci restano ancora tanti posti da vedere... Chissà per quanti anni ancora andrà a finire così!

Un aspetto non trascurabile è quello del cibo: ci piace molto quel cibo rustico, fatto di pochi ingredienti semplici, certo non light ma molto gustoso e saporito. E la qualità è abbastanza costante, è difficile mangiare veramente male in quelle terre, magari la proposta non è molto variata ma si è sicuri di mangiare più che dignitosamente quasi ovunque.

Le radici trentine, e le scoperte estive, mi portano a raccontare spesso anche qui sul blog piatti del Trentino Alto-Adige, che ripropongo anche a casa durante la stagione invernale, più adatta, alle nostre latitudini, a cibi così ricchi e calorici.

Recentemente è toccato al kaiserschmarren, dolce tipico tirolese molto particolare (ne aveva parlato, a dire il vero con poco entusiasmo anche Stefania di Cardamomo & Co. nel suo reportage dall'Austria).
Mangiato molte volte, non mi era mai capitato di farlo. Mi sembra venuto discretamente bene al primo colpo, anche se qualche miglioria è già prevista (e pure scritta nella ricetta che segue).

Scenario: un brunch in quel dell'Impruneta, in pieno Chiantishire, in una domenica settembrina dove una lieve brezzolina ha reso tutto più facile, anche la digestione di questa frittatina light... Anche se, devo ammetterlo, senza la successiva passeggiata della salute chissà cosa ne sarebbe stato di noi!


kaiserschmarren dop

Kaiserrschmarren (l'omelette dell'imperatore)
Ingredienti (per quattro persone, anche se nei libri di cucina delle Dolomiti suggeriscono dosi doppie!)
  • 4 uova
  • 50 g burro
  • 250 ml di latte
  • 100 g farina senza glutine (¶)
  • 4 cucchiai di zucchero semolato
  • 1 manciata di uvetta
  • 3 cucchiai di rum (io non ce l'avevo ma ci sarebbe stato bene eccome)
  • zucchero a velo (¶)
  • marmellata di mirtilli rossi (¶)
  • sale
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione

Mettere l'uvetta ad ammollare in una tazza d'acqua tiepida con il rum.
Separare i tuorli dagli albumi e montare gli albumi a neve ben ben ferma.
Nel frattempo sbattere i tuorli con lo zucchero semolato, la farina, il latte a poco a poco, per non formare grumi e per ultime le uvette sgocciolate.
Incorporare quindi gli albumi montati a neve con delicatezza, per non smontarli.

Far sciogliere una bella noce di burro in un'ampia padella per frittate, e versarvi l'impasto. Far dorare. Girare con un coperchio e quindi spezzare l'omelette aiutandosi con due forchette. Cospargere i pezzi di omelette con il restante burro a fiocchetti e far cuocere finché il tutto sia bel dorato.

Servire bollente, cosparsa di zucchero a velo e una cucchiaiata abbondante di marmellata di mirtilli rossi per ciascuna porzione.

P.S. La ricetta viene da un mix del solito "La cucina di casa" dell'Annalisa Barbagli e di "Strudel e dolci particolari" di Anneliese Kompatscher e Angelika Ilies.

Con questa ricetta partecipo alla raccolta Un uovo per amico di Note di cioccolato
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martedì 21 settembre 2010

Il dilemma dei peperoni con la mollica: Felix o Stefania?

peperoni con la mollica di Felix
Tempo fa Felix ha pubblicato questa ricetta che mi ha subito attratto incredibilmente, un mix di sapori e profumi da provare assolutamente.
E infatti provai. E poi riprovai. Insomma, questo piatto è piaciuto parecchio, in famiglia, e stava per diventare un classico di casa.

Però un tarlo mi rodeva. Sti peperoni con la mollica li avevo già visti da qualche parte. E vai a vedere le mie bibbie culinarie, ma non c'era. E gli ultimi numeri de La Cucina Italiana, nada. Dove diavolo li avevo visti?

Che sciocca che sono! Dove potevo aver visto un piatto di tipica cucina siciliana? Ma da lei, la Sicily's cookin' goddess (Ma perché mi lancio in questo inglese, non è dato sapere. Se uno le lingue le sa, che le usi, ma se non le sa, meglio evitare di fare figuracce... Eppure no, non voglio. Ci saranno delle professorosse di inglese che possano venirmi in aiuto e farmi una lezione espresso??? Su, fatevi avanti!!!!!). Quindi corri da lei, cerca la ricetta. C'era? Sì che c'era! Sotto mentite spoglie (nel titolo niente mollica) ma ci sono arrivata. Potevo non provare la stefanesca versione dei peperoni con la mollica? Non potevo! E infatti, eccola qua anche lei.


peperoni con la mollica di Stefania
Era tutto molto buffo. Due siciliane, due gluten-free girls di rango, e due ricette dello stesso piatto completamente diverse. Da una parte i capperi, dall'altra uvetta e pinoli, da una parte l'aglio, dall'altra la cipolla, da una parte un piatto freddo, dall'altra caldo, da una l'agro dell'aceto, dall'altra la morbidezza del parmigiano.
Non vedevo l'ora di sperimentarle entrambe per scegliere. Avrei pubblicato quella che mi fosse piaciuta di più.
E invece... Pur diversissime, non sono riuscita a scegliere. Mi sa che le farò a turno :-))))

E per intanto, le pubblico tutte e due. Direttamente dalle loro proprietarie! Rigorosamente in ordine di scoperta (da parte mia) ma non di preferenza. Le ricette sono uguali a quelle delle mie muse ispiratrici, a parte l'eliminazione del parmigiano da quella di Stefania in quanto il marito non lo mangia e sua sostituzione con capperi sotto sale.

Peperoni con la mollica di Felix (l'originale qui)
Ingredienti
  • 700 g di peperoni verdi e rossi e gialli
  • 4 cucchiai di olio d'oliva
  • 2 spicchi d'aglio
  • 6 cucchiai di pangrattato senza glutine (¶)
  • 1/4 di bicchiere d'aceto
  • 1 manciata di capperi sotto sale
  • sale e pepe
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione

Arrostire i peperoni, spellarli e tagliarli a filetti. Dentro una padella scaldare l'olio e far rosolare l'aglio tritato finissimo, aggiungere il pangrattato e mescolare.
Unire i peperoni e amalgamare bene al pangrattato, salare e pepare.
Aggiungere l'aceto e i capperi e lasciare a fuoco vivo finchè il fondo non si asciuga, cioè quasi subito
Servire freddo.


Peperoni con la mollica di Stefania (l'originale qui)
Ingredienti
  • 1 peperone rosso, 2 gialli e uno verde
  • 1 cipolla media
  • olio EVO
  • una manciata di uva passa
  • una manciata di capperi sotto sale dissalati
  • una manciata di pinoli
  • 4 cucchiai di pangrattato senza glutine
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione

Lavare, pulire e tagliare a quadretti i peperoni. Affettare (non troppo sottilmente) la cipolla e metterla a soffriggere con l’olio in una padella larga.
Aggiungere quindi i peperoni e far rosolare ben bene. Aggiungere anche i capperi dissalati.
Nel frattempo mettere a bagno l’uvetta per farla rinvenire, a quasi a fine cottura aggiungerla insieme a pinoli, ai peperoni. Far tostare il pangrattato con un po’ d’olio e il sale e aggiungere ai peperoni ormai cotti.
Buonissimi!

martedì 14 settembre 2010

Pollo all'aceto balsamico e peperoni per zittire un babbo iper-critico

pollo peperoni e aceto balsamico
Non posso aspettare oltre a pubblicare questa ricetta.
E non solo perché è un pollo estivo, peraltro promesso da tempo, e ad aspettare ancora un po' dovrei pubblicare quello autunnale!
Ma perché mi ha dato una gran soddisfazione.

Premessa: mio padre è un gran rompiscatole sul mangiare. La sua filosofia è che bisogna sempre essere molto critici, soprattutto sui cibi preparati dalle persone care, perché così facendo si stimola il cuoco a migliorare sempre le proprie qualità. Sostiene che questa strategia, adottata con rigore scientifico in gioventù da lui e suo fratello, abbia trasformato mia nonna da una che non sapeva nemmeno cuocere un uovo in una cuoca eccelsa e raffinata.
Sarà... In effetti mia nonna era una gran cuoca, ma dubito che sia merito loro.
Quel che è certo è che mia mamma invece, con tutte queste critiche, ha praticamente smesso di cucinare.
Certo, altri tempi, il '68, il femminismo, le tette al vento e l'eskimo innocente, però se invece di sentirsi sempre dire che tutto faceva schifo (cosa peraltro falsa, perché mia madre cucina invece molto bene), fosse stata un po' gratificata, adesso non gli propinerebbe quattro salti in padella e rizzati. Chi è causa del suo mal...

Per fortuna a me piace cucinare, a prescindere, e continuo a farlo qualunque cosa mi venga detta.
Però un complimento dal babbo iper-critico è, nella sua rarità, un piccolo evento.
E il pollo che vi vado a presentare ha suscitato in lui tali e tanti entusiasmi, che non posso aspettare oltre a farvelo conoscere.

Due paroline sulla ricetta: la suggestione originale l'avevo trovata da lei, la gluten free goddess come si auto-definisce, nei primissimi tempi delle mie frequentazioni food-bloggeresche.
La prima volta che l'ho fatta, rischiava di finire a schifio: 'sto pollo in forno stava per venire lesso, e l'ho recuperato all'ultimo tuffo tirandolo fuori dal forno e cacciandolo in padella. E questa è la tecnica che ho sempre adottato le volte successive, con esito decisamente più soddisfacente.

... A proposito di polli... Ormai siamo davvero quasi al completo, alla Gaia's chicken collection (n.d.r. ma qui di genitivi sassoni ne basta uno o ce ne vogliono due?) manca solo quello autunnale.

Pollo ai peperoni e aceto balsamicoIngredienti

  • 4 peperoni di vari colori (se quelli grossi e quadrati, altrimenti, se sono più piccoli tipo i cornetti, prenderne di più)
  • 1 grossa cipolla rossa
  • 1 spicchio d'aglio grossolanamente tritato
  • petto di pollo 600 g (però se uno ha pazienza può anche usare qualunque altra parte del pollo, pur di farlo a tocchetti senza ossa né pelle )
  • aceto balsamico, 1/2 bicchiere
  • vino bianco secco, 1/2 bicchiere
  • erbe aromatiche miste: timo, rosmarino, basilico, maggiorana
  • olio EVO, 1/2 bicchiere + un altro po'
  • sale
  • pepe
Preparazione
    Tagliare la cipolla a rondelle sottili, i peperoni a quadretti ed il pollo a tocchetti.

    In una tazza mescolare l'olio, l'aceto balsamico, sale, pepe e le erbe aromatiche grossolanamente spezzettate.

    Mettere in una ciotola il pollo con le verdure e cospargere con la marinata.
    Mescolare, coprire con un foglio di pellicola e far riposare almeno tre ore (io di solito lo preparo dopo pranzo per mangiarlo a cena).

    Trascorso questo tempo, mettere un filo d'olio in una padella, farlo scaldare, versarvi il pollo con le verdure e la sua marinata, e farlo cuocere a fuoco vivo.

    Quando si è un po' abbrustolito ed asciugato, aggiungere il vino bianco.

    Io l'ho servito con il riso che trovate qui sotto, con semplice riso pilaff, con del purè e anche con la cecina (accostamento particolare ma decisamente ben riuscito).
    Non ci ho mai provato ma ci potrebbe stare pure una polenta, a mio avviso.

    Riso Gange integrale allo zenzero e peperoni
    Ingredienti

    • 500 g di riso integrale Gange
    • 1 cipolla
    • 2 peperoni gialli
    • 3 cm di zenzero fresco
    • olio EVO
    • acqua
    • sale
    Preparazione
      Lavare ripetutamente il riso nell'acqua corrente. Far prendere il bollore a 1 l di acqua con 1/2 cucchiaino di sale. Quando bolle versare il riso nell'acqua, abbassare il fuoco al minimo, incoperchiare e far cuocere così, senza mai aprire il coperchio, per 25 minuti circa.
      Nel frattempo preparare il condimento: mondare e tagliare a striscioline sottili i peperoni, grattugiare lo zenzero e tritare grossolanamente la cipolla.
      Mettere la cipolla in una padella con un po' d'olio, finché diventa trasparente, quindi aggingere i peperoni e lo zenzero e il sale e farli cuocere abbastanza al dente.
      Passati i 25 minuti scoperchiare il riso, versarlo nella padella e farlo saltare con i peperoni per
      5 o 10 minuti, finché non è cotto.

      venerdì 10 settembre 2010

      Brutto ma buono con lievito madre senza glutine... e soia

      brutto ma buonoPeriodo di lievitati, questo. Ne ho parecchi in saccoccia, da pubblicare.

      Merito soprattutto del nuovo lievito madre, che ho allevato come un pargolo per tutta quest'estate e mi sta dando un sacco di soddisfazioni.

      Tutto nasce da qui, tanto per cambiare.

      A giugno feci morire il mio vecchio lievito madre, causa scrutini e qualche perplessità sul medesimo.

      A luglio ho ricominciato la preparazione, mettendoci solo farina di riso e di mais. È stata una rivelazione, una meraviglia, un entusiasmo crescente!

      Il lievito madre così prodotto non dà problemi, e soprattutto lievita che è un piacere. L'ho pure trasportato in su e in giù per la penisola, dalle Marche alle Dolomiti passando per l'appennino tosco-emiliano e lui è stato buono buono, facendo con continuità il suo mestiere.

      Insomma, mi dà delle belle soddisfazioni.

      (n.d.r. a differenza delle mie muse ispiratrici, come vedrete nella ricetta, preferisco rinfrescare il LM con le farine dietoterapiche una volta, prima di usarlo: ho provato ad usare direttamente 300g di questo LM ma mi sembra che il sapore della farina di mais diventi un po' troppo forte, e quindi preferisco "diluirlo" all'ultimo con le dietoterapiche. Però per rinfrescare il LM ai fini della sua conservazione uso solo farina di riso e di mais).

      Quest'estate poi, per i pani, ho fatto un'altra scoperta interessante: la farina di soia, che conferisce un gusto molto saporito ai pani (ricorda lievemente, in versione delicata quello della farina di segale) e gli dà un bellissimo colore marroncino. Me ne sono innamorata, insomma, e ho sfornato pani su pani con questa farina.

      Questo pane in particolare vorrebbe imitare il pane di un fornaio da cui andavo sempre fino qualche anno fa, prima di cambiare casa. Un pane veramente rustico, a lievitazione naturale, la cui peculiarità sta nell'arrotolamente su se stesso dell'impasto producendo una specie di strudel bozzoloso effettivamente non elegante. Ma il sapore era squisito, di quei pani toscanacci con l'impasto non molto aereo, ma panoso (pancone si direbbe a casa mia) pieno di profumi di farina e di lievito.

      Ovviamente il mio brutto ma buono non ci pensa nemmeno a profumare di farina, perché il profumo della farina di grano è inconfondibile e inimitabile, ma ci è piaciuto parecchio, e quindi ve lo ripropongo così come l'ho fatto per tutta l'estate.


      Brutto ma buono con lievito madre senza glutine, e farina di soiaIngredienti
      • Per il rinfresco:
      • 40 g di farina senza glutine mix B della Schar (¶)
      • 40 g di farina senza glutine Pandea (¶)
      • 20 g di farina di grano saraceno (¶)
      • 85 g acqua circa
      • Per l'impasto finale:
      • 180 g di farina senza glutine mix B della Schar (¶)
      • 100 g di farina senza glutine Pandea (¶)
      • 120 g di farina senza glutine Coop (¶)
      • 100 g di farina di soia (¶)
      • 100 g di lievito madre con farina di riso e mais (¶)
      • miele
      • olio extra vergine di oliva
      • sale
      • 350 g di acqua circa
      • fioretto di mais per spolverare (¶)
      Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

      Preparazione

        Tirare fuori dal frigo il lievito madre, lasciarlo riavere per un paio d'ore e poi scioglierlo in 85 g di acqua tiepida. Aggiungere le farine. Deve venire un composto abbastanza morbido.

        Lasciar riposare coperto per una notte.

        Al mattino successivo sciogliere il lievito così rinfrescato nell'acqua tiepida con un cucchiaino di miele. Attendere un quarto d'ora e poi cominciare ad impastare con il mix di farine (io metto il lievito madre sciolto nell'acqua nella macchina del pane con il programma impasta e lievita, e aggiungo le farine). Quando si sono un po' amalgamate aggiungo un paio di cucchiai di olio EVO e un cucchiaino abbondante di sale.

        Faccio lievitare fino al raddoppio, e poi rovescio l'impasto sulla spianatoia spolverata con il fioretto di mais.

        Lo rimpasto e formo un filone lungo e stretto, che avvolgo su se stesso più e più volte e spolvero con il fioretto.

        Lascio lievitare nuovamente su un foglio di carta da forno e coperto con un panno.

        Riscaldo il forno al massimo, con dentro la leccarda, e un pentolino con dell'acqua sul fondo, e quando va in temperatura depongo il pane sulla leccarda bollente.

        Lo cuocio per i primi dieci minuti alla massima temperatura, e poi abbasso il termostato a 200°. La cottura richiede un'ora buona.

        lunedì 6 settembre 2010

        Pflaumen streusel senza glutine... credo

        pflaumen streusel
        Questo dolce è una madeleine. Ma no che non è una madeleine, è una torta!!! Intendevo dire che è una di quelle cose che emerge prepotentemente dalla memoria, erano mesi che aspettava lì e tu non lo sapevi, insomma, avete capito l'antifona.

        Da piccola andavo sempre in vacanza in Trentino, a casa di mia nonna. In realtà anche da grandina... ci sono andata per 33 estati della mia vita, in vacanza in questa casa. Dicono le leggende familiari 33 + 1, pare ci sia stata pure concepita.

        E l'estate in montagna aveva i suoi riti. Uno di questi riti era andare a Bolzano dopo ferragosto. A comprare il loden per l'inverno. E dopo una massacrante, e accaldatissimo, pomeriggio su e giù per i portici, ci si andava a rinfrancare le membra e lo spirito in una pasticceria. Sempre la stessa. Sobria, ombrosa e silenziosa. Dove io prendevo sempre una fetta di torta e un bicchiere di latte tiepido. La torta perché era squisita, il latte per ragioni meramente estetiche: te lo servivano in un bellissimo bicchiere di ceramica bianca che mi piaceva tantissimo.

        Si può tradire il luogo del cuore? Si, si può, anzi, accade sempre. Via, diciamo quasi sempre. Sempre le case della propria infanzia a un certo punto non ci sono più.
        E così è stato per questa.
        Che ve lo dico a fare? Ovviamente neanche la pasticceria esiste più.
        Fa parte della crescita. E del potere della memoria. Magari se ci fosse ancora non mi piacerebbe più.

        Ultimamente ci sto tornando spesso, da quelle parti.
        E quest'estate, in un rifugio, ho visto una torta, che mi ha fatto tornare in mente a cascata la pasticceria, le mie estati da bambina e tutto il resto.

        Immaginerete cos'è successo quando sono tornata, vero? Forsennata ricerca della torta.
        Niente nei libri di cucina delle Dolomiti, niente in quelli di cucina trentina.
        Proviamo su internet. Sui blog italiani niente (in realtà dopo aver cercato in lungo e in largo ho scoperto la ricetta anche su due blog italiani, Fabien e Mamma Iana, ovviamente in versione con glutine, sono proprio sciroccata). Peccato non sapere il tedesco. Che idiota! Che ci sta a fare il traduttore di Google?

        E così, faticosamente, sono arrivata al Pflaumen Streusel. Tante ricette diverse.

        E alla fine ho capito che la "Torta di albicocche ai fiocchi di burro" che avevo trovato sul libro "Dolci Dolomiti" di Rosmarie Pescosta non era altro che lei (ovviamente con le albicocche invece che con le prugne, ma non cambia molto per quel che riguarda la procedura).

        L'epopea continua. La faccio una volta, ma la base viene troppo alta. La rifaccio una seconda. Ma il forno, che non è il mio solito, mi tradisce un po', lasciando lo streusel poco grostinato e la base troppo cotta.

        In entrambi i casi il sapore è però lui. Asprina ma dolce al tempo stesso, con questa strana base di pasta simil-brioche. Nell'attesa di rifarla con le dosi giuste (al primo esperimento avevo usato una dose pari a 500g di farina per la base, troppi) e nel forno giusto, la pubblico, perché la stagione delle prugne è questa, e la torta è troppo buona per lasciarsela sfuggire. Ovviamente per chi ama questi dolci poco dolci e molto rustici.

        pflaumen streusel
        Avendo saltato settembre, corro ai ripari e con questa ricetta partecipo al contest per la ricetta del mese di ottobre del calendario di Ammodomio, Un anno Ammodomio



        Pflaumen streusel senza glutine
         Ingredienti
        Per la base:
        • 300 gi di mix di farine dietoterapiche per brioche dolci e lievitati senza glutine (170 g di farina senza glutine Coop, 70 g di farina senza glutine Pandea, 60 gi di farina senza glutine per pane Agluten) (¶)
        • 60 g di burro morbido
        • 50 g di zucchero
        • 1 uovo piccolo
        • 180 ml di latte
        • 1 bustina di lievito di birra secco (meno un po')
        • 1/2 stecca di vaniglia
        • 1,2 kg di prugne Stanley
        • 1 paio di cucchiai di zucchero per le prugne
        Per lo streusel:
        • 125 g di farina di fioretto di mais (¶)
        • 125 g di farina di riso (¶)
        • 80 g di zucchero
        • 50 g zucchero di canna grezzo
        • 130 g di burro
        • 1/2 stecca di vaniglia
        • cannella
        Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.
        Preparazione
          Sciogliere il lievito di birra secco in 70 ml di latte tiepido, aggiungere 70 g del mix di farine, un cucchiaino di zucchero e far riposare per tre quarti d'ora circa.

          Aggiungere al lievitino tutti gli altri ingredienti: il resto della farina, il burro morbido, il latte restante al quale si è aggiunto l'uovo sbattuto, lo zucchero, i semi estratti dalla stecca di vaniglia ed una presa di sale.

          Lavorare fino ad ottenere un impasto morbido ed omogeneo (se restasse troppo secco, aggiungere un altro po' di latte tiepido, se troppo morbido una spolverata di farina).

          Lasciar lievitare per un'oretta.

          Stendere l'impasto con le mani sulla leccarda coperta di carta da forno.

          Lavare le prugne, snocciolarle e dividerle in quarti, ma senza tagliarle fino in fondo, come si vede in questo video, e disporle ordinatamente sulla base della torta. Cospargete la frutta di zucchero (2 o 3 cucchiaiate).

          Lasciar riposare un'altra mezzoretta. Nel frattempo riscaldare il forno a 200° e preparare lo streusel.

          Versare le farine e lo zucchero sulla spianatoia, e disporvi sopra il burro freddo a tocchetti, i semi dell'altra mezza stecca di vaniglia e la cannella.
          Con la mezzaluna cominciare a "tagliare" il tutto al fine di amalgamare burro, zucchero e farina formando delle briciole. È pronto quando il briciolame è piuttosto fine (a noi piace così).

          Cospargere lo streusel sopra le prugne, ed infornare a metà altezza per una mezzora buona.

          Si mangia tiepido, eventualmente con panna montata (ma non è necessaria). È buono anche il giorno dopo, a temperatura ambiente.

          N.d.R. Per chi non lo sapesse, lo streusel è il briciolame di frolla, praticamente la stessa cosa della crosticina del crumble. Solo che mentre il crumble è inglese, e viene usato su una composta di frutta, lo streusel è una tedescheria, che si utilizza come completamento di torte lievitate di varia natura (è ottimo anche sui muffins, a cui conferisce un piacevole gusto croccante, e insieme ai gelati e dolci al cucchiaio).

          giovedì 2 settembre 2010

          Polpo minimalista

          insalata tiepida di polpo, patate e fagiolini
          I love polpo!
          Fatemelo come volete, in umido, ubriaco, alla griglia, in sopressata, alla catalana, lo mangerò felice, ma il modo in cui lo preferisco sopra ogni altro è lessato, con le patate, o piccole variazioni sul tema. È così buono che secondo me nasconderne il sapore è un delitto.

          Mi rendo conto che anche questa è una quasi non ricetta, ma che ci volete fare, sono una minimalista in cucina (quasi quasi cambio il nome del blog... )

          Il polpo così mi sa di isola d'Elba. All'Elba in realtà lo fanno ancora più essenziale, patate e fagiolini sarebbero un di più (questi toscani, oltretutto isolani, sono burberi anche nelle ricette...)

          Ma veniamo all'altro aspetto essenziale della ricetta: i woodoo di cottura. L'arricciamento dei tentacoli, le tre immersioni, il raffreddamento nell'acqua di cottura...

          Bressanini, o altri scienziati in cucina, li classificherebbero immediatamente nella categoria boiate senza fondamento.
          Eppure per me il polpo si fa così, da sempre, fin dalla prima volta tanti anni fa, io e la mia amica Grazia, ridendo come due matte. A dire il vero all'epoca si battè anche sto polpo sul marmo della cucina manco fossimo le protagoniste di un film di Tornatore. Sarà che Tornatore non mi piace, ma non lo batto più.
          Però agli altri woodoo li rispetto con religioso timore.
          Alla fin fine, che mi costa?
          E se poi una volta non li mettessi in pratica, e venisse fuori un polpo duro da battere in terra? Con tutto quel che costa?!?!?! Non sia mai!
          E così... evvai di woodoo!

          Insalata tiepida di polpo, patate e fagiolini
          Ingredienti
          • 1 grosso polpo verace
          • 2 o 3 patate a pasta gialla
          • 300 g di fagiolini
          • 1 limone bio
          • 1 paio di coste di sedano
          • 1 grossa carota
          • 1 cipolla rossa
          • fiori di garofano
          • prezzemolo
          • alloro
          • maggiorana
          • olio EVO
          • sale

          Preparazione

          Pulire il sedano, la carota, grattandola con un coltello, togliere la prima pelle alla cipolla, lavarla e infilzarla con 3 fiori di garofano, lavare una parte del prezzemolo e farne un mazzetto, sciacquare una foglia di alloro. Preparare un court-bouillon in una pentola molto capiente piena d'acqua, con questi odori e un pizzicone di sale grosso.

          Pulire bene il polpo sotto l'acqua corrente, togliendo i visceri, gli occhi e il becco.

          Quando il court bouillon bolle tuffarvi il polpo, facendo arricciare i tentacoli. Estrarlo dall'acqua, far riprendere il bollore e ripetere tre volte l'operazione, sempre aspettando la ripresa del bollore. Alla fine immergergercelo definitivamente, felici di essersene finalmente liberate :-) Far cuocere a fuoco basso per un'oretta buona. Verificare la cottura con uno spiedino.

          Quando è abbastanza morbido, spegnere il fuoco e lasciar raffreddare il polpo nella sua acqua.

          Nel frattempo lavare e lessare le patate (rigorosamente con la buccia e rigorosamente in acqua fredda) e mondare e lessare i fagiolini abbastanza al dente.

          Quando il polpo è tiepido toglierlo dal liquido di cottura, togliere la pelle e tagliarlo a pezzi piuttosto grossi.

          Nel frattempo si saranno anche sbucciate le patate, e tagliate anch'esse a grossi tocchi.

          Pulire una manciata di prezzemolo, e tritarlo.

          Preparare un emulsione con olio, poco sale, limone, prezzemolo tritato e un cucchiaio di foglie di maggiorana.

          Mescolare il polpo, le patate, i fagiolini tagliati grossolanamente (il tutto tiepido) e condire con l'emulsione preparata.

          Se si fosse preparato il polpo e le verdure con un po' di anticipo, e risultassero fredde, riscaldarle un minuto nel microonde e condirle con l'emulsione solo dopo: è troppo più buona tiepida.

          Può servire da antipasto sfizioso, oppure, in dosi più sostanziose, come secondo.

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