Alla fine dell'anno scolastico, un post che parla di scuola. In particolare, del senso che ha per me questo lavoro, che ho cominciato a fare da pochissimo tempo, da adulta, per caso.
Chiariamoci subito: insegnare non è il mio mestiere.
Malgrado abbia due figli, sui quali vado in sollucchero e mi sdilinquisco in continuazione, e ai quali dedico gran parte della mia vita, in realtà non ho mai avuto una particolare passione per i bambini. Non so relazionarmici, mi annoiano, mi stancano.
Poi ci sono i figli tuoi, e tutto diventa diverso. Anche se pure i figli miei, a volte mi stancano.
E continuo a non divertirmi particolarmente con i bambini. Gli adolescenti poi, in media, mi stanno proprio sull'anima.
Sarà perché non mi è piaciuto essere adolescente, sarà perché tutte queste manifestazioni ego-esagerate che li caratterizzano mi esasperano.
Poi però mi sono trovata ad insegnare. Un mestiere importante, fondamentale per una società.
Cavoli! Proprio io che non ci sono tagliata lo dovevo fare? Ma che responsabilità... Solo che un briciolo di coscienza ce l'ho, quindi cerco di fare in modo che la mia presenza abbia un senso per loro.
Un riferimento saldo e sicuro? Insegnante severa ma giusta? Fin dal primo giorno è stato chiaro che sono poco autorevole.
Detto in modo meno elegante, i ragazzi non hanno alcun timore di me, non studiano una mazza e fanno un casino dell'ottanta. Il senso è da cercare altrove.
Insegnare è un mestiere che ti mette in discussione come persona, vuole vedere l'uomo in viso. Insomma, dimentichiamoci l'autorevolezza. Troviamo un'altra strada.
La prima cosa che mi ha colpito, quando sono entrata nella scuola, è che molti insegnanti non sanno i nomi dei loro allievi. I nomi di battesimo intendo (oddio... alcuni sbagliano pure i cognomi, ma quelli sono casi patologici che non prendo nemmeno in considerazione).
Io da che insegno ho avuto come minimo, ogni anno, dai 150 a più di 200 allievi. Ogni anno diversi, ovviamente. Magari li vedo due ore alla settimana. Eppure i nomi mi si sono subito stampati dentro. I nomi di battesimo.
E dai nomi si passa a uno scherzo, e magari uno sfogo raccolto in corridoio "Profe le posso parlare? ... Ma in privato però".
Insomma, alla fine quei nomi acquistano una sostanza, diventano persone.
Piccole persone che mi passano davanti settimana dopo settimana, ognuna con la sua storia.
Alcune sono storie terribili, altre normali, ma se le hai conosciute non ti sono più indifferenti.
E il senso di questa professione per me sta nel difficile equilibrio fra il mantenere le distanze e il lanciare ponti.
E così finisce che alcuni ti odiano, perché con loro non ce l'hai fatta, altri si prendono delle libertà eccessive, e anche con loro non ce l'hai fatta, ma alcuni ti cantano "Tanti auguri" per il tuo compleanno e ti regalano dei fiori a fine anno. Altri ti invitano a una Critical Mass. Altri ancora si ricordano di te anche l'anno dopo.
E così capisci che quel difficile equilibrio ha avuto un senso.
Poi ci sarebbe anche insegnare la fisica, ma questo purtroppo finisce per passare in secondo piano. Se ne riparlerà quando avrò capito come si fa a farli studiare...
E per festeggiare la fine di questo anno scolastico, una torta che ho preso pari pari dal Nanni.
L'avevo già fatta l'anno scorso, con le albicocche, e l'ho rifatta l'altro giorno, quando sono stata travolta da tre casse di pesche del G.A.S. che hanno cominciato ad ammuffirsi, per il gran caldo, alla velocità della luce.
In entrambi i casi non avevo le nocciole e ci ho messo le mandorle. Ci è piaciuta parecchio uguale.
Torta pesche e mandorle senza glutine
(da questa ricetta del Nanni)Ingredienti
(da questa ricetta del Nanni)Ingredienti
- 75 g di farina di riso (¶) + quella per spolverare la teglia
- 50 g di amido di mais (¶)
- 50 g di fecola di patate (¶)
- 60 g di mandorle sbucciate ma non pelate
- 150 g di burro + quello per imburrare la teglia
- 150 g di zucchero
- 1 cucchiaino di lievito per dolci (¶)
- 3 uova
- 3 pesche biologiche
- buccia grattata di un limone
- un pizzico di sale
- zucchero a velo
Preparazione
Battere a lungo a temperatura ambiente con lo zucchero, quando è diventato una crema abbastanza soffice e spumosa aggiungere le uova ad una ad una, il pizzico di sale e la buccia grattata del limone.
Amalgamare al composto le farine setacciate con il lievito, e la farina di mandorle.
Imburrare una tortiera (io ne ho usata una col il bordo sganciabile) di 24cm di diametro, e spolverarla con la farina di riso. Versarvi il composto, e livellarlo ben bene.
Lavare le pesce e tagliarle a fette abbastanza sottili, senza togliere la buccia.
Immergere le fettine di pesche di taglio in cerchi concentrici, come mostra il Nanni. Può darsi che vi avanzi qualche fettina.
Infornare nel forno preriscaldato a 170° per una quarantina di minuti (il Nanni dice 30, ma per me era ancora troppo morbida, ovviamente tutto dipende dalla conoscenza del proprio forno).
Tirare fuori dal forno, far stabilizzare 5 minuti nella tortiera e poi mettere a raffreddare su una griglia.
Servire freddo cosparsa di zucchero a velo.
La ricetta è tratta dal mio libro, pubblicato da Giunti Editore.
E' vero, molti insegnanti non ricordano i nomi di battesimo degli studenti , la mia insegnante di matematica e fisica del liceo, avuta per 5 anni, a tratti manco sapeva il mio cognome, o meglio, lo ricordava solo quando mi tentavo di copiare (n.d.a sono stata una nota scarpa della matematica e della fisica!)! Cmq se ai tuoi ragazzi preparassi una di queste torte diventerebbero degli alunni modello!Bacioni!
RispondiElimina@Ka' avevo pensato di corromperli con i dolci, ma mi pareva decisamente troppo ;-)
RispondiEliminaBravissima, la torta è molto bella ma il senso del tuo equilibrio mi piace ancora di più in questo "precarissimo" mondo!
RispondiElimina@anna lisa non c'è da piacere o meno, ho semplicemente raccontato come vivo la scuola io, in un modo che non è sicuramente il migliore ma che è l'unica che mi permette di dare un significato a questo lavoro che mi sono trovata a fare per caso.
RispondiEliminache bello leggere questo post. e che sollievo sapere che esistono ancora poche insegnanti che sanno fare il loro lavoro. ciao!
RispondiElimina@babs ma io ho detto assolutamente il contrario! io questo lavoro non lo so fare, mi arrabatto come posso, solo che alla fin fine mi affeziono alla maggior parte di loro, e questo riesce a dare un senso, un po' in extremis ma glielo dà.
RispondiEliminaNoi siamo a metá del guado, oddio noi, la mia piccola ma con lei sono tornta a scuola. E ho piú dubbi che mai...
RispondiEliminaTanti auguri per la fine della scuola a gaia, la prof che sa i nomi di battesimo...cosa raraaaa
Oh anche la torta peró la festeggiamo !!
Baci, Simonetta
Ho sempre pensato che quella dell'insegnante sia la professione più delicata ed importante in qualsiasi società, si ha davvero la possibilità di fare qualcosa di straordinario ed unico, consentire a giovani menti di crescere liberamente, imparare a pensare, ad avere curiosità, voglia di capire(qualsiasi cosa...ma capirla)!
RispondiEliminaNella mia vita i miei insegnanti sono stati fondamentali, sia per la passione che mi hanno trasmesso che per la voglia di cercare passioni più autonome, strade non scritte, magari neanche dette.... però sapere che strade ce ne sono tante e tu hai il privilegio di cercarne una speciale per te è bello, stimolante....ti fa pensare che vale proprio la pena di provarci.... ed io lo penso ancora!
Un saluto,
Fabi
Interessanti le tue considerazioni sui figli/bambini. Io non credo che potrei fare l'insegnante a tempo pieno, pero' ho insegnato anch'io, e a volte lo faccio ancora come volontaria, ma sono... severa! Questo non va bene a tutti, ma a me si' anche perche' cosi' facendo non ho mai dovuto alzare la mani in vita mia sui bambini (miei o di latri, per carita') e raramente la voce. Basta uno sguardo. Per me ha funzionato, con i miei di sicuro, molto maturi e capaci, e poi il pomeriggio facciamo tante torte insieme. :-) Buone vacanze, beati voi!!!
RispondiEliminaciao
A.
Tesoro mio, penso che qualsiasi insegnante che sia tale si metta in discussione e siccome è insegnante si bocci... ma poi vedi che comunque in qualcuno hai lasciato il segno e allora il tuo lavoro improvvisamente ha un senso! Sei un tesoro, sei una persona meravigliosa, sei una persona vera e i ragazzi questo lo vedono... per farli studiare, quella è un'altra storia!
RispondiEliminaP.s. Lo sai che la torta te la copio, è vero?
Gaia... sei l'insegnante migliore... la fisica la impareranno se vorranno ma a vivere devono per forza imparare! Quindi meglio lanciare ponti che insegnare difficili funzioni e lasciare che i ponti se li costruiscano da soli.
RispondiEliminaHo avuto insegnanti di ogni tipo dalle elementari all'università... e di alcuni ho dei ricordi legati alla loro capacità di insegnare col cuore... attraverso la loro umanità ho imparato anche la fisica...
Non cambiare... i ragazzi hanno bisogno sempre di qualcuno che li sappia ascoltare! E passano più tempo a scuola che coi genitori, quindi fai il tuo lavoro come se fossero tutti figli tuoi e vedrai che sarai somunque ricordata come una brava "profe"...
Un abbraccio!
Buon finale di scuola... potrei dirti come facevo a farli studiare io ma è molto poco ortodosso, magari in altra sede! :-P
RispondiEliminapoi, siccome mi son letta anche la ricetta (che sulle prime pensavo fosse la puffragola perché farine a parte il resto è identico!) ti chiedo...quante mandorle? :-)
Cara omonima, te continui a dire che non è il tuo mestiere, ma la sensibilità che hai e che dimostri anche qui non è da tutti..
RispondiEliminace ne fossero di prof come te!
un bacione e buone FERIE!!
;-)
Ciao Gaia, anche io sono un'insegnate e in questi giorni ho poco da festeggiare. Rientro nella categoria di insegnati "confusi e felici". Questa è una professione bellissima che ti da la possibilità di fare qualcosa in più che insegnare una semplice lezione. E' quasi una vocazione, è quasi un miracolo che una persona precaria, bistrattata e sottovalutata, licenziata il 23 dicembre per essere riassunta il 7 gennaio e lo stesso il 14 giugno fino alla riapertura della scuola, con uno stipendio di 1200 euro scarsi per 9 mesi, possa svolgere con amore e attenzione questa professione. Devi sempre "dare" e mai "prendere", puoi imparare ma devi insegnare, a volte anche a rischio della tua persona. La scuola ha mille problemi, anche molto importanti, che si preferisce non vedere o non affrontare.
RispondiEliminaL'affetto, la stima e l'amore con cui, a volte, viene riconosciuto il tuo lavoro dagli studenti stessi o dalle famiglie, è l'unica vera grande soddisfazione di questo lavoro.
Festeggiamo la fine della scuola e il raggiungimento del quorum!è chiaro che tu, sei una di quelle insegnanti che restano nel cuore. Mi hai fatta emozionare con questo tuo post. Ci sono ricordi dei tempi della scuola che non se ne vanno più via dal cuore.
RispondiEliminabellissimo post ed è vero lo dico da ex alunna!
RispondiEliminaIntanto ti ringrazio infinitamente per questa ennesima citazione e sono felicissimo che questa torta sia stata utilizzata come simbolo di un festeggiamento atteso ed importante, un anno di lavoro si chiude ed un altro appare all'orizzonte al di là dell'estate.
RispondiEliminaA proposito dell'insegnare la fisica, pare che Einstein abbia detto: "Non insegno mai nulla ai miei allievi. Cerco solo di metterli in condizione di poter imparare".
Un approccio come il tuo fatto di sensibilità e senso di responsabilità mi sembra proprio in sintonia!
Ciao!
Come ti capisco, anche io sono un'insegnante che si e' trovata a farlo, pur non essendo questo il mio desiderio lavorativo dall'inizio.
RispondiEliminaE da quel che leggo, tu devi essere una prof proprio ganza ;-)
Se c'è un episodio che ancora mi fa sorridere è quando la mia prof di inglese del liceo, non riuscendo ancora a distinguere due gemelli (per altro riconoscibilissimi!!!), mise sul registro, aaccanto ad uno dei due nomi, un pallino nero ad indicare il neo che quel ragazzo aveva vicino al naso!!! Da quel giorno Francesco diventò "il ragazzo col pallino"! Sono sicura che se ai tuoi alunni portassi in classe questa torta riusciresti a convincerli a studiare un po' di più ;) Aspetto che arrivino delle pesche degne di questo nome e la provo :D! Bacioni
RispondiEliminaLa tua torta è sicuramente buonissima, proverò a farla. Per quanto riguarda l'insegnamento, i ragazzi di oggi non sono più come eravamo noi, molto più rispettosi ed educati...e anche un pò rincogl.... Insegnare oggi è doppiamente più difficile. Un abbraccio.
RispondiEliminacarissima prof. sono paola la mamma di gaia delle ricette... (d'ora in poi mamma paola). Avevo intuito da quello che avevi scritto a proposito di alcuni registri che sei un'insegnante, ma mi sembravi così simpatica e sensibile che non potevo crederci! Un abbraccio
RispondiEliminabellissimo post come molti altri tuoi! credevo insegnassi italiano, mai avrei pensato fisica e poi una prof che si sottovaluta è una brava prof, pensi alle tracce che lasci negli alunni e non allo stipendio a fine mese, pensi all'insegnamento alternativo e non a come fare passare l'ora di lezione in cui passi il tempo a sbadigliare! sono sicura che sei un'ottima prof :) per tutto il resto (bambini adolescenti eytc) la penso esattamente come te!
RispondiEliminapassiamo alla torta: fantastica!
Sei una bella persona e un'ottima cuochina, bacioni .X
difficle mestiere l'insegnante io sarei un disastro!
RispondiElimina...ma puoi sempre prenderli per la gola :)
naturalmente ho fatto un errore: volevo dire che SEI così simpatica e sensibile! A presto
RispondiEliminaGaia, passo a trovarti per festeggiare i risultati dei referendum.
RispondiEliminaPer contenuto del tuo post...non posso che condividere in pieno.
R
Meno male che ci sei tu! Ho delle pesche che sono più di là che di qua...anch'io torta!!!
RispondiEliminaTu sei un'ottima insegnante. Diventerai hors categorie quando la smetterai, una buona volta, di passare metà del tuo tempo in un angolo a guardare il muro bofonchiando: "faccio schifo, non mi riesce, non sono capace"... ;-)
RispondiEliminaps. ce la faremo mai a vederci?
E' meravigliosa...Una vera delizia!!!
RispondiEliminaMi è piaciuto molto leggere della tua esperienza di insegnante e mi ci sono ritrovata; ho insegnato anche io, per circa 3 anni, in una università straniera e ho avuto i tuoi stessi problemi e le tue stesse soddisfazioni; è stata un'esperienza strana e che non ripeterò, cui sono approdata per caso, un po' come te, e piena di timori; ne porto un ricordo dolce amaro.
RispondiEliminaPassiamo a cose serie: questa torta è una roba seria, mi piace molto. Mi sa che la rifaccio presto. Intanto la salvo sulla mia incasinatissima cartellina e ti saluto
(3 cassette di pesche, di già! Col mio gas neanche una!)