Tempo di scuola.
Per gli insegnanti settembre e ottobre sono due mesi davvero infernali, pieni di impegni -riunioni, collegi, consigli di classe- e poi test di ingresso, le prime verifiche, tutto di corsa, per arrivare ai primi novembre ed essersi fatti un'idea delle classi, soprattutto quelle che vediamo per la prima volta. Prime, ma non solo, perché la continuità didattica è spesso un'araba fenice nelle nostre scuole: perché magari l'anno precedente quella classe ce l'aveva la collega precaria, che quest'anno non è tornata, oppure il collega che è andato in pensione, ma anche semplicemente per incastrare gli orari dentro la cornice delle 18 ore, capita spesso, purtroppo, che ci sia un avvicendamento di professori fra le classi. Ed è purtroppo altrettanto vero che la classe che ha il docente di ruolo stabilmente insediato a scuola in prima, riesca a rimanere in questa felice situazione per tutti e cinque gli anni, mentre la classe che ha cominciato con i supplenti annuali vada avanti così, cambiando professore di anno in anno, con tutti i disagi che ne derivano.
Perché se è vero che avere un insegnante pessimo per cinque anni è una iattura, è altrettanto vero che statisticamente di insegnanti pessimi, come di meravigliosi, ce ne sono pochi, e nel mare magnum degli insegnanti normali, cambiare ogni anno non aiuta.
Gli alunni devono adattarsi a un nuovo stile di insegnamento, e di valutazione, ogni volta, gli insegnanti devono imparare il modo migliore per gestire quella classe specifica, che non è lo stesso per tutte, e per fare questo ci vuole tempo.
Insomma, la continuità didattica, a parte rarissimi casi, sarebbe cosa buona è giusta, ma non sempre viene rispettata.
Io quest'anno ho conservato le mie quattro prime, che nel frattempo sono diventate quattro seconde, ed ho altre due prime. Insomma, sono di nuovo relegata al biennio, dopo la puntata nel triennio dell'anno scorso. Se da un lato sono contenta, è quello che avevo chiesto, mantenere le mie classi, non spostarmi come una trottola da una sede all'altra, dall'altro mi dispiace un po' non avere alunni più grandi, che forse sono meno abile a gestire ma con i quali si può instaurare un bellissimo rapporto, meno impari.
Veniamo però alla ricetta. L'altro giorno vi ho detto di aver scritto un libro sul pane. Non può quindi che esserci una ricetta di un lievitato, a inaugurare questo nuovo corso.
La ricetta è una delle tante ricette che potrete trovare sul mio nuovo libro Il pane gluten free.
Pubblicato da Giunti Editore |
Questa treccia è ispirata ad una ricetta glutinosa tratta dal sito The fresh loaf, la blueberry cheese braid, il cui cui ripieno prevede anche del formaggio spalmabile. La mia versione è in realtà duplice: all'interno si possono mettere semplicemente dei mirtilli, come nella ricetta che vi presento, oppure mirtilli e crema, per una versione più ricca.
Treccia farcita ai mirtilli
(ispirata ad una ricetta glutinosa tratta dal sito The fresh loaf, la blueberry cheese braid)
Ingredienti
Ingredienti
Per il lievitino
4 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaio di miele millefiori
250 ml di latte
180 g di preparato
senza glutine speciale per dolci lievitati molino Dallagiovanna (¶)
Per l'impasto
1 uovo
½ cucchiaino di sale
170 g di preparato
senza glutine speciale per dolci lievitati molino Dallagiovanna (¶)
30 g di zucchero vanigliato hand made (ottenuto tenendo lo zucchero in un barattolo insieme alle bucce delle stecche di vaniglia) (¶)
40 g di burro
Per la crema pasticcera
110 ml di latte
30 g di zucchero semolato
10 g di amido di mais (¶)
1 tuorlo d'uovo
la scorza grattata di mezzo limone
Per la farcia ai mirtilli
250 g di mirtilli neri
30 g di zucchero
16 g di amido di mais (¶)
2 cucchiai di succo di limone
(una tazza di crema pasticcera, a piacere)
Per la finitura
1 tuorlo d'uovo
1 cucchiaio di latte
Farina di riso finissima per lo
spolvero (¶)
Procedimento
Per
il lievitino: sciogliete il lievito di birra insieme al miele
nel latte intiepidito, lasciate riposare 10 minuti ed unite il
preparato per dolci lievitati. Mescolate bene per eliminare ogni
grumo e lasciate riposare coperto per 30 minuti.
Unite al lievitino l'uovo sbattuto, lo
zucchero e il preparato per dolci lievitati setacciato. Impastate
fino ad ottenere un impasto omogeneo, quindi unite il sale e il burro
a pomata in tre volte.
Impastate di nuovo finché il burro non
si è completamente assorbito e l'impasto è nuovamente liscio ed
omogeneo, mettete a lievitare nella ciotola coperta con un panno per
circa 2 ore.
Rovesciate l'impasto sulla spianatoia
infarinata e sgonfiatelo, fate la palla, rimettetela nella ciotola e
infilate in frigorifero per tutta la notte.
Al mattino tirate l'impasto fuori dal
frigorifero e fate riavere l'impasto per un'ora circa.
Nel frattempo preparate la gelatina ai mirtilli.
Per la gelatina ai mirtilli: mettete
tutti gli ingredienti in una pentolina e fate cuocere per qualche
minuto, schiacciando grossolanamente con il dorso di un cucchiaio i
mirtilli. Quando l'amido si addensa e gelifica spegnete il fuoco e
fare raffreddare.
Passata un'ora potete procedere alla
formatura. Sgonfiate un po' l'impasto e stendetelo su un foglio di
carta forno leggermente infarinato con farina di riso prima con le
mani e poi con il mattarello in un rettangolo di circa 20 X 30 cm e
di 1,5 cm di spessore.
Fate dei tagli sui due lati lunghi tipo
frange, larghe 2 cm e profonde circa 5 cm, in modo da lasciare una
striscia centrale senza tagli di circa 10 cm di altezza. Le frange
non devono essere perpendicolari ai lati lunghi ma un po' inclinate.
Versate la crema pasticcera sulla striscia centrale, quindi sopra la gelatina di mirtilli.
Chiudete la treccia rivoltando le frange sulla parte centrale, in modo che si sovrappongano un po' l'un l'altra. Deve venire un salsicciotto lungo e stretto.
Trasferite la treccia con la sua carta forno su una placca per dolci.
Spennellate con il tuorlo sbattuto con un cucchiaio di latte e coprite con la pellicola, lasciandola lasca. Fate lievitare fino al raddoppio (ci metterà circa un'ora).
Togliete la
pellicola, spennelate di nuovo la treccia con il tuorlo sbattuto nel
latte ed infilate nel forno preriscaldato a 180 °C sul ripiano più
basso.
Fate cuocere per
40 minuti circa. Dopo 20 minuti eventualmente girate la teglia, per
garantire una cottura uniforme. Quando è cotto sfornate, aspettate
che si intiepidisca un po' e poi potrete
Con questo pane partecipo a Panissimo, evento creato da Barbara (www.myitaliansmorgasbord.com) e Sandra (www.sonoiosandra.blogspot.com) e ospitato questo mese da Sandra
Una domanda per favore Gaia,se nel frigo lascio l'impasto più a lungo?
RispondiEliminaQuanto più a lungo posso lasciarlo?
Grazie N.Edda
uno dei vantaggi di usare il freddo è che i tempi di lievitazione diventano meno critici: se facendo lievitare l'impasto a temperatura ambiente ci mette due ore a lievitare, è molto probabile che, lasciandolo lì un'altra ora, vada fuori lievitazione, mentre la lievitazione al freddo è così lenta, che lasciare l'impasto in frigorifero un'ora in più non cambia le cose in modo radicale.
EliminaMi è capitato più volte di lasciare l'impasto di un pane in frigorifero non solo tutta la notte ma anche la mattinata, quindi un 50% di tempo in più, e non ho poi avuto problemi. Con questa treccia in particolare non ho fatto questo esperimento, ma non vedo perché non dovrebbe funzionare.
OVviamente non puoi protrarre il tempo all'infinito, ad esempio credo che se ce lo lasci un giorno o più alla fine andrà fuori di lievitazione anche in frigorifero.
Grazie Gaia!
EliminaEdda
Bella e buona!!!!!!!
RispondiEliminaA presto,
Ale
Sarebbe una merenda graditissima da queste parti!
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