venerdì 20 novembre 2009

La Gaia celiaca à la campagne (non per stomaci deboli)

Decidi di entrare in un G.A.S. per motivazioni varie, che vanno dall'ideologico post-comunista con tendenze no-global, al salutista ecologico paladino dell'ambiente, ci metti di mezzo il desiderio più che legittimo di far mangiare cose più salutari ai tuoi figli, insomma, un minestrone molto misto nel quale il caso, come sempre nella mia vita, gioca un ruolo men che... casuale.

Sono dieci anni che sento parlare dei G.A.S., e mai mi ero risolta a fare il passo, in parte per pigrizia ma anche per un sottile cinismo che mi porta a considerare inutili la gran parte dei gesti. Poi vado a una vendemmia in campagna, parlo con una persona che non avevo mai visto prima (ciao Luca!) e dal giorno successivo sono GASeuse, o GASista che dir si voglia, e vengo travolta in una girandola di incontri in vari angoli della città per ritirare oggi una cassa di mele, domani cinque chili di carne, ieri un chilo di parmigiano. Questi incontri si svolgono sempre in orario serale, per conciliare le esigenze GASiche con quelle della vita di tutti i giorni, e hanno un che di carbonaro, con questo scambio di sacchetti, casse e pacchettini (ma tutti rigorosamente accompagnati dalla relativa fattura, perché siamo un G.A.S. che non vuole indurre all'evasione fiscale) fra il furtivo e il compiaciuto.

È divertente, un po' brigoso, ma fino a ieri non ha sconvolto la mia vita.

Fino a ieri.

Fino a quando non ho deciso di ordinare un pollo. Niente di particolare, un polletto ruspante, del contadino, che già ne pregustavo la carne un po' duretta (e sai benissimo che i tuoi figli non la vorranno nemmeno assaggiare) ma saporita, piena di effluvi, che so che mi riporterà dritta dritta nella cucina di mia nonna, quella della pasta fatta in casa e tricche e ballacche.

Perché ovviamente la nonna aveva le galline, le allevava lei, ma vive però, non virtuali come quelle di Farmville. Coglieva le loro uova, e, alla bisogna, con molta naturalezza, gli tirava pure il collo. Me lo ricordo benissimo l'attrezzo, un imbuto di metallo con la parte più stretta rivolta verso il basso, che era affisso al muro del pollaio. Quando la nonna voleva fare il pollo arrosto, scendeva giù nel pollaio, acchiappava il prescelto, e senza tante storie lo infilava a testa in giù nella macchina della morte, incurante delle rumorose e agitate proteste del malcapitato. Lo afferrava per il collo, e tirava verso il basso con un colpo secco, letale. Fine. Kaput! Il pollo non era più fra noi. O meglio, lo sarebbe stato alcune ore dopo, in versione meno rumorosa e mobile, ma decisamente più decorosa e nobile, nel forno prima e in tavola poi.

Fra il pollaio e il nostro desco c'erano tutta una serie di operazioni, la spennatura, la pulitura, e tante altre -ure di cui ho un ricordo vago e indistinto.

So solo che mia nonna si è sempre rifiutata di comprare un pollo dal macellaio o altrove, perché era molto schifiltosa, e a suo avviso nessun pollo comprato era pulito bene, e si fidava solo di quelli che ammazzava e puliva lei.

Io invece no.

E quando stasera mi sono trovata davanti il mio pollo ruspante biologico allevato a terra che fino a ieri razzolava nei prati è stato un duro colpo. Non tanto perché sia animalista convinta, ma proprio perché è venuta a galla tutta la mia incompetenza su polli veri e dintorni. Mi faceva senso. Mi sono lavata ventisette volte le mani dopo averlo toccato. E gli ho dovuto pure tagliare il collo. E le zampe. E controllare che fosse ben eviscerato (sospiro di sollievo, direi che era eviscerato... se bene o male non so dirlo). E lavarlo. E fiammeggiarlo per togliere le ultime piumette rimaste... Da quando in qua i polli hanno le penne? E le zampe? E i bargigli?

Ma i polli da mangiare non erano quelle cose di forma più o meno ovale gialline pallide, dentro dei contenitori di plastica? Gli altri, quelli vivi, che razzolano a terra etc etc etc mica sono per mangiare. Sono per bellezza. Per appagare il nostro senso estetico e l'amore per la campagna.

Non vorrete mica che mangi un pollo che aveva una testa e degli occhi e razzolava per terra e chissà quanti batteri stanno invadendo il mio frigorifero. E poi la testa. E gli occhi.

No, questo pollo non so proprio se lo mangerò. Certo mi ha segnato.

16 commenti:

  1. Gaia, come ti capisco!!!! Figurati che io non riesco a comprare nemmeno quello ruspante dal macellaio proprio per quel suo colore giallino con quelle macchiette e del tutto privato di testa, zampe ... e poi, non so se l'hai mai visto... ma ti ricordi "Galline in fuga"??? Una di loro (la più intelligente, però!!) si chiamava proprio come te! ... io non potrei mai mangiarla!!! Facci sapere

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  2. Gaia,
    mi hai fatto morire dal ridere. e mi sono anche immedesimata (in tutto: nonna, polli, post-comunista, no-global, cucina sana, tranne per ora per il GAS, che pero' ci devo provare!)
    Ma quando hai detto:
    Gli altri, quelli vivi, che razzolano a terra etc etc etc mica sono per mangiare. Sono per bellezza
    ecco qui hai raggiunto l'apoteosi!
    buona domenica!

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  3. ...quando ero piccolina i miei genitori avevo i polli, e quando si per le feste mia madre gli faceva la festa :( ogni volta cercava di coinvolgermi, ma io scappavo....
    il pollo lo compro ma già tagliato, intero credo che non riuscirò mai... fammi sapere se poi tu riuscirai a mangiarlo...

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  4. ciao a tutte!

    vi farò sapere come andrà a finire. adesso, tutto pulito, senza estremità, diviso a metà giace a riposare nel freezer, e devo dire che sembra quasi un pollo normale.

    comunque è stata un'esperienza istruttiva, mi ha fatto capire quanto ormai ci siamo de-naturalizzati!

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  5. Ciao Gaia, grazie per la visita. io mio arrivo qui e" stato traumatico,la foto del.....non riesco nemmeno a pronunciarne il nome. Io non mangio la carne, e loro, la specie della foto e le loro compagne, e quelle cose ovali, con il guscio, che tutti mangiano e a volte sono costretta a usare nei dolci, mi terrorizzano. Non sono vegetariana, sia chiaro, il pesce lo amo, ma gli altri....... Mi sono ripresa con la tua meravigliosa ricetta del pane, bravissima, e'perfetto.

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  6. scusami barbara, lo sapevo che la foto era forte.

    non a caso avevo messo quel sottotitolo nel post, "non per stomaci deboli". ci ho pensato a lungo se mettere o no la foto, ma l'ho fatto perché credo che tutti, soprattutto i carnivori, dovremmo confrontarci con cosa vuol dire mangiare carne.

    in ogni caso non è che i post così pulp saranno frequenti... anzi, penso che sarà un unicum!!!!!

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  7. Bella rilessione,lucida e importante, scritta anche molto bene.
    Passavo anche a ringraziarti per l'allegria (che sta contagiando un po' di amici mandati a sbirciare) causata dalla tua salsa Chereboise.
    Appena riusciamo a smettere di ridere, chissà, magari inizia la cerca. Chereboise novello graal? ;-))) Un baciotto. Kat

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  8. Ciao, faccio anch'io parte di un gas, e compro anche i polli, ma a me arrivano senza zampe e senza testa, bruciacchiati e anche a pezzi se voglio. Magari riesci ad ottenerlo anche tu.
    Comunque la tua storia è molto divertente, ho riso un sacco. cia a presto

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  9. @scribacchini per la ricerca della salsa cherboroise (che ci ho messo un po' a ricordarmi dove l'avessi nominata) sono disponibile anch'io. intanto google non ha dato esito positivo. quasi quasi andrà inventata...

    per il resto, effettivamente dato che siamo ciò che mangiamo, questa storia del pollo ha fatto riflettere parecchio anche me...

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  10. @marinella cercheremo di convincere il nostro fornitore in tal senso.

    p.s. ho cercato di venire a visitare il tuo blog, ma krome mi ha fortemente sconsigliato, causa la presenza di minacciose insidie informatiche. che devo fa'?

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  11. Molto bello questo post :)
    L'ho letto un paio di volte e devo dire che mi piace come scrivi...grazie per avermi fatto sorridere di prima mattina che ti assicuro non è facile! eheheh
    Buonissima giornata

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  12. @gambetto quasi quasi arrossisco! far ridere è sempre una gran cosa...

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  13. Mi sono sbellicato dalle risate con questo post, hai un modo di scrivere con un' ironia di fondo molto sottile.
    Io ho mamma che vive in campagna e alleva ancora le sue galline e polli e al momento opportuno si trasforma in una fredda gallicida senza l'ausilio di macchine particolari, tutto a mani nude. Questa pratica cruenta finirà con lei perché nessuno degli altri componenti la famiglia ha voluto cimentarsi ad imparare questa tecnica. Io mangio pochissima carne, mi fa senso ogni volta che la devo maneggiare da cruda, è più forte di me, sarà per questo che la carne che preferisco sono i wusterl? E'vero comunque quello che scrivi, abbiamo perso in parte il rapporto diretto con la parte naturale degli alimenti, e credo che se per qualche strano caso ripiombassimo all'epoca pre-industriale saremmo in molti a soffrirne.
    Per il resto ti capisco, io sono arrivato al punto di non aver mai usato delle foglie di una pianta di basilico che avevo in casa e curavo con amore perché mi sembrava di farle del male...è morta di morte naturale.

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  14. ho riso con nostalgia. abbiamo gli stessi ricordi di pollaio. e anche il pollo che mi ha spacciato ultimamente la tipa a km zero era della specie ancora da tagliare. un certo senso. da recuperare. baci,silvia

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