giovedì 31 dicembre 2009

Semplicemente Mont Blanc

Mont Blanc
Il Mont Blanc, da qualche anno a questa parte, è diventato il mio dolce di Natale.
Era già il dolce di Natale della famiglia di mio marito, anzi, a loro sono grata, perché me l'hanno fatto scoprire, e devo confessare che inizialmente mi piaceva, sì, ma come tanti altri.
Poi con gli anni ho imparato ad apprezzarne l'essenzialità, gli ingredienti poco elaborati e quindi potenzialmente genuini (anche se non è affatto detto, è per questo che sto convergendo sempre più verso il biologico e la filiera corta), la semplicità.
Da quest'anno poi, con l'avvento della mia celiachia, il Mont Blanc è diventato per me il dolce ideale delle feste, elegante nel suo bianco, sontuoso, e naturalmente primo di glutine com'è.
Detto ciò, il Mont Blanc, pur evitando le eccessive complicazioni, è e resta un dolce iper-calorico, di quelli che ti si piazzano sullo stomaco e non è che vadano giù lievi lievi...
Però se lo si fa per quello che è, castagne e panna montata in purezza, ne risulta un matrimonio riuscitissimo, che non ha bisogno d'altro: cacao in polvere, gocce di cioccolato, liquori sono per me un di più che maschera il sapore principe, che dev'essere quello della castagna.
Si trovano su libri e siti più che autorevoli ricette che prevedono la presenza degli ingredienti che ho citato, e di altri ancora, non voglio essere ultimativa, o censoria, è solo che a me piace di più così, e trovo che il risultato sia più equilibrato.
Io ormai lo faccio ad occhio, un po' di zucchero, un po' di latte, però mi rendo conto che non si può pubblicare una ricetta così, quindi per le dosi precise mi rifaccio alla solita Annalisa Barbagli e alla sua La cucina di casa che non tradisce mai, riducendo un po' lo zucchero perché le castagne sono già dolci da sé.
Un suggerimento importante: la ricetta prevede i marroni, si può fare tranquillamente anche con le castagne normali, e viene ottimo lo stesso, solo che... le castagne sono molto più brigose da sbucciare e ci vuole più tempo, essendo anche più piccole dei marroni. La sbucciatura delle castagne è ciò che rende questo dolce impegnativo da preparare, quindi non venite a lamentarmi che non vi avevo avvertito, se vorrete usare le castagne e magari quelle piccoline...

Mont blanc
Ingredienti
  • 2 kg di marroni
  • 200 g di zucchero
  • 750 g di panna da montare
  • 1 l latte
  • zucchero a velo
Preparazione
Incidere i marroni / castagne e metterli a lessare coperti d'acqua, per mezzora/quaranta minuti. Scolarli e sbucciarli, togliendo anche la pellicina interna. Se si spezzano non importa, tanto verranno utilizzati in purea.
Metterli in una casseruola e coprirli di latte. Farli cuocere finché non si saranno quasi spappolati, e non avranno assorbito tutto il latte; ci vorrà una quarantina di minuti.
Togliere dal fuoco e passare allo schiacciapatate, quindi aggiungere lo zucchero, mescolare bene con un mestolo e rimettere sul fuoco per amalgamare il tutto, il risultato finale dev'essere una purea piuttosto consistente.
Togliere dal fuoco e far raffreddare completamente.
Nel frattempo si sarà montata la panna a neve ben ferma, aggiungendo all'ultimo qualche cucchiaio di zucchero a velo (consentito, per noi celiaci, eventualmente farselo da sé riducendo a polvere fine del normale zucchero semolato con il mixer).
Per comporre il dolce far scendere, passandola attraverso uno schiacciapatate, la purea di castagne direttamente sul piatto da portata, in modo da ottenere una risultato finale a forma di cono, tipo montagna. Secondo me è importante non comprimere il dolce, proprio perché i filetti ottenuti con lo schiacciapatate conferiscono al tutto una certa leggerezza, che si perderebbe se si andasse a compattare il dolce.
Con un sac a poche, o anche a cucchiaiate, coprire interamente il monte di castagne con la panna montate, rigandolo per dare ancor meglio l'idea di montagna.
Mettere in frigo un'oretta per farlo freddare.

lunedì 28 dicembre 2009

Mesdames, Messieurs... Voici la sauce cherboroise!

In un vecchio volume del 1678 conservato alla biblioteca marucelliana di Firenze è stata recentemente scoperta, a margine di una pagina, vergata con un'elegante calligrafia femminile, una singolare ricetta.

Dall'analisi chimica degli inchiostri si evince però che il testo risalga a ben più tardi, probabilmente la fine dell'800. Per il resto, nulla si sa di più: chi sia la redattrice, da dove abbia tratto la ricetta, chi l'abbia portata qui. Un fitto mistero che ci stuzzica a indagare...

Ma dato che siam scientifici, il punto di partenza sono sempre i dati oggettivi, e qui l'unico dato oggettivo è la descrizione, sommaria anziché no, della procedura di preparazione di una salsa, che mai prima d'ora avevamo sentito rammentare: la salsa cherboroise.

Il nome potrebbe trarre in inganno, evocando formaggi erborinati o morbidi chevre: l'ingrediente principale della preparazione è lo yogurth, o mezzorado, come lo chiama chi ha scritto la ricetta.

La presenza di yogurth e succo d'arancia potrebbe far pensare ad una preparazione sbilanciata verso il troppo acido, ma così non è, perché prevale il lato zuccherino dell'arancio, e soprattutto il profumo.




Finocchi alla salsa cherboroise
Ingredienti

  • 1 vasetto di yogurth neutro intero non zuccherato
  • 1 arancia
  • sale
  • olio
  • semi di finocchio
  • finocchi

Preparazione

Tagliare a metà l'arancia, e spremerne una metà. L'altra metà va pelata al vivo, e tagliata prima a fette alte mezzo cm circa e poi a spicchietti piccolini.

Salare lo yogurth, incorporarvi il succo d'arancia (non tutto assieme, lasciarne un po' da parte ed aggiungerlo semmai alla fine), quindi l'olio e un cucchiaino di semi di finocchio. Montare, incorporare gli spicchietti di arancia e servire come condimento di un'insalata di finocchi.

P.S. Con questa ricetta rispondo al meme burlone dei Cuochi di Carta, rimandando a loro la spiegazione del tutto. Ci tengo a sottolineare che non è che questa salsa cherboroise mi soddisfi poi un granché, quindi continuerò nella cerca...

P.P.S. Ho scoperto per caso questa la raccolta di Luby In cucina con il diabete e dato che sono molto sensibile al tema problemi di salute e alimentazione, ed ho pure uno zio carissimo diabetico, non posso non partecipare.

E guarda te ma l'insalatina di finocchi alla salsa cherboroise fa proprio al caso nostro: la presenza dello yogurth, che nel caso specifico potrebbe essere magro, permette di limitare i grassi rendendo il piatto appetitoso.

Quindi, questa ricetta partecipa alla raccolta In cucina con il diabete


mercoledì 16 dicembre 2009

Verso il natale: pain d'epices senza glutine

Adoro i pani e le torte speziate natalizie, dal frustingo di mia suocera allo zelten di mia nonna, al panone di mia zia...
Un po' dolci e un po' no, con il miele che dà loro quel che di amarognolo e ci porta dritti dritti dentro turriti castelli medievali, con il camino che scoppietta e quel freddo arrabbiato che doveva esserci allora nelle case.
Ho le ricette di famiglia che vi proporrò pian piano... Ma oggi voglio parlare di un esperimento che ho fatto col pain d'epices. Mi è sempre piaciuto, e dire che lo compravo versione industriale al supermercato. Non sapevo che si mangiasse accompagnando gli stufati, ma ho scoperto il tutto, ricetta e stufati, da ComidaDeMama da cui ho copiato in parte la ricetta. E in parte anche da Fragole a merenda. Poi ci sono i pain d'epices senza uova dei Cuochi di Carta, qui e qui. Perché bisogna dare pane al pane, e a Cesare quel che è di Cesare, ed eventualmente a Cesare anche il pane (d'epices) purché ne resti un pochettino per noi.
Era un esperimento, perché la segale gluten free non esiste, e come ben si sa la panificazione e la lievitazione sono i problemi più difficili da risolvere quando glutine non c'è.
L'esperimento sembrava nascere sotto una cattiva stella: prima l'impasto, nel robot da cucina, sembrava troppo liquido (e vai di farina), poi troppo sodo (e aggiungi un po' di latte), insomma, ho infornato senza nessuna speranza (n.d.r. mescolare troppo e molto velocemente gli impasti con le farine senza glutine è poco saggio: assorbono male i liquidi, tutti assieme, e non ci si regola. Con le farine prive di glutine ci vogliono le mani, le braccia, al massimo i mestoli).
E invece l'incredibile è accaduto: il pain d'epice è venuto buono, morbido (forse un po' troppo, per quelli che sono i miei ricordi di pain d'epices doc), profumatissimo... Con la scusa di fare le foto, ne ho già mangiate tre fette...


Pain d'epices senza glutine
Ingredienti
  • 1 uovo
  • 200 g di farina scura gluten free (ho usato il mix per il pane rustico della Schar)
  • 100 g di farina senza glutine bianca
  • 150 ml di latte
  • 45 g di burro + quella per imburrare la teglia
  • 250 g di miele di castagno
  • una bustina lievito per dolci (¶)
  • 1/2 cucchiaino di pepe nero macinato
  • 1/2 cucchiaino di noce moscata
  • 1 cucchiaino di zenzero fresco grattugiato
  • 2 cucchiai abbondanti di spezie miste triturate home made (cannella, fiori di garofano, cardamomo, anice) (¶)
  • sale
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio e per essere consumati tranquillamente da un celiaco devono essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia.

Preparazione
Imburrare e infarinare uno stampo da plum-cake e preriscaldare il forno a 180°.

Far ammorbidire il burro a pezzetti a temperatura ambiente.
Mischiare assieme le due farine, il lievito, le spezie, il pepe, la noce moscata, lo zenzero e un cucchiaino di sale.
Sciogliere il miele in un pentolino assieme al latte.
Aggiungere il burro alle farine, e amalgamarlo alla bell'e meglio, quindi rompervi l'uovo sopra, amalgamare di nuovo, e infine aggiungere il latte con il miele, mescolando bene il tutto, portando pazienza che le farine assorbano il liquido, e aggiungendo quanto necessario (o un altro po' di farina o un po' di latte) per raggiungere la giusta consistenza, quella di una pastella soda.
Versare nello stampo, infornare, e far cuocere circa 45'. Sfornare quando è freddo. Servire come vi pare, dicono con gli stufati, ma anche con la marmellata è parecchio buonetto, o col pecorino stagionato.

domenica 13 dicembre 2009

Fusilli pop-corn

Una delle cose più divertenti che ho imparato al corso di cucina celiaca è questo stuzzichino.

Mi ha dato doppia soddisfazione perché è proprio una cosa che, se non fossi stata celiaca, non avrei mai scoperto.

E poi, virtù nobilissima, si fa pure in un lampo. Che volete di più?

In pratica, trattasi di pasta di mais (ci vuole proprio quella di mais, con la pasta normale non viene, uno a zero palla al centro ;-) ) fritta.

Il risultato è una specie di effetto pop-corn, gustosissimo.

Il segreto è che l'olio dev'essere caldissimo, altrimenti col cavolo che la pasta gonfia.

E l'altro segreto è che appena gonfiano vanno tolti, e che questo accade un femtosecondo dopo averli messi giù. Praticamente, una ricetta per speedy gonzales in cucina.
E, mi raccomando, la pasta va usata CRUDA, non già COTTA!!!!!
Buffa, vero?

Pasta di mais fritta
Ingredienti
  • pasta di mais (¶)
  • olio di semi
  • sale
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio e per essere consumati tranquillamente da un celiaco devono essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia.

Preparazione
Mettere l'olio a scaldare in una pentola o in una pentola per friggere.

Quando è bollente bollente bollente, buttare giù un fusillo per provare. Se diventa subito bianco e gonfia, ci siamo.

Toglierlo, e buttare giù la pasta, che in un attimo gonfierà. Toglierla appena viene a galla, e far sgocciolare in un piatto coperto con lo scottex.

Salare e portare subito in tavola.

mercoledì 9 dicembre 2009

Quel birbone del lievito madre senza glutine...

Accidenti alla pasta madre e alle gaie celiache troppo ambiziose!

Abbiamo passato un piacevolissimo, anche se un po' movimentato, weekend fra amici e parenti, e tutto sarebbe filato lisco se non mi fossi incaponita, anche su sollecitazione di Daphne, di fare il panettone. Già di per sé, non avendolo mai fatto, si presentava come un'impresa epica, che la necessità di usare farine gluten free peggiorava le cose, ma dato che mi avevano dato un preziosissimo vasetto di pasta acida senza glutine (praticamente un controsenso...) ho voluto strafare: ti faccio il panettone per la prima volta, con il lievito madre che non ho praticamente mai usato, e pure senza glutine.

Ve lo dico subito, non è andata. Ieri sera, dopo tre giorni di rinfreschi, legature, coccole al calduccio, mi sono rassegnata che non era proprio cosa, che il mio blob non ne voleva sapere di lievitare e ho buttato il tutto, non senza sottopormi all'ennesima delusione, della serie con tutta quella pasta provo a fare dei paninetti dolci, ma pure quelli facevano schifo.

Insomma, una vera Caporetto!

Nel frattempo, rinfresca che ti rinfresca, mi sono trovata un sacco di lievito madre. Che ho già scoperto essere un gran birbone: oggi ti lievita come un ossesso, da uscire dal barattolo chiuso, domani non ne vuole sapere e resta lì immusonito basso basso che nemmeno se ci soffi dentro dà cenni di gonfiare.

Però con un po' di quello messo meglio, ci ho fatto il pane.

La prima volta è venuto proprio maluccio, praticamente avevo superato il punto di non ritorno della fermentazione, ed è venuta una pasta acida cotta, ma di un acido, ma di un acido che non si poteva mangiare...


Per quel che ho capito di pane e lievitazione anche la foto testimonia che avevo sbagliato, con quegli alveoli fitti fitti e così allungati. Insomma, buono non era.

Ma non mi sono persa d'animo (malgrado il panettone mi stesse portando lentamente nella più nera depressione) e, con l'ennesimo avanzo di un rinfresco che mi pareva piuttosto arzillo, ci ho riprovato.

È andata meglio. Per niente acido, anzi, con un profumino delizioso, ed anche l'alveolatura mi sembra giusta, come si può vedere dalla fetta.
L'unico problema è che il giorno dopo si era seccato parecchio, o meglio, era diventato un po' gommoso, mentre i miei ultimi esperimenti con la lievitazione chimica avevano dato risultati migliori.

Certo una cosa ormai mi è chiara: le farine senza glutine non sono tanto buone, quindi il pane nudo e crudo non è mai un granché. Meglio condirlo, con spezie, sapori, insomma, qualcosa che ci faccia dimenticare che noi la farina vera, quella che sa di pane appunto, ce la scordiamo. Punto e basta.

Con questa ricetta partecipo alla raccolta de La casa di Betty Basta un poco di lievito



Pane senza glutine con con il lievito madre
Ingredienti
  • 200 g di pasta acida
  • 500 g di farina bianca consentita (¶)
  • 100 g di farina di grano saraceno (¶)
  • olio
  • sale
  • zucchero di canna
  • aceto di mele
  • acqua minerale gassata
  • acqua naturale
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio e per essere consumati tranquillamente da un celiaco devono essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia.
Preparazione
Mi hanno insegnato a fare così, ma sono ben accetti suggerimenti e variazioni (ho la sensazione di usare troppa pasta acida, con il risultato che alla fine me ne ritrovo dei quantitativi industriali)
Rinfresco:
Tirare fuori dal frigo la pasta acida e lasciarla "riavere" un paio d'ore, poi mescolarla a 150 g di farina (ho usato 100 g di farina mix B della Schar e 50 g di farina di grano saraceno) e 100 g di acqua gassata tiepida, ai quali ho aggiunto un cucchiaino di zucchero di canna per favorire la lievitazione.
Lasciar riposare parecchie ore al calduccio (io ce l'ho lasciata tutta la notte) finché non raddoppia.
Impasto:
Togliere un po' dell'impasto e metterlo da parte per successive panificazioni.
Aggiungere all'impasto 400 g di farina (350 g di farina "normale" senza glutine + 50 g della solita farina di grano saraceno) e 400 cc di acqua tiepida, il solito cucchiaino di zucchero di canna, un cucchiaio d'olio, un cucchiaino di aceto di mele e amalgamare nella ciotola. Quando si è un po' mescolato aggiungere un paio di cucchiaini di sale, ed eventualmente gli altri ingredienti (spezie, semi vari...).
La differenza con il pane "normale" è che l'impasto resta molto più morbido, si lavora nella ciotola.
Quando è ben impastato (aiutarsi anche con una grossa spatola da panettieri) metterlo a lievitare fino al raddoppio (tempi non meglio identificati, parecchie ore).
All'ultimo rovesciare l'impasto sulla spianatoia, farlo sgonfiare impastandolo velocemente con la spatola, toglierne una noce che si metterà in un bicchiere pieno d'acqua.
Fare le forme sempre aiutandosi con la spatola, e metterle in una teglia da forno coperta con la carta forno.
Mettere la teglia al calduccio e, quando la noce di impasto è venuta a galla, infornare nel forno preriscaldato a 200°/220°.
Dopo un quarto d'ora abbassare un po' il forno e far cuocere per circa tre quarti d'ora (dipende dalla dimensione dei pani), comunque vale la prova stecchino, l'impasto deve essere asciutto ma non troppo, se no quando si raffredda diventa troppo secco.
Sfornare e lasciar raffreddare un po' inclinato (non so bene perché si faccia così, ma mi attengo alle istruzioni ricevute).
Resta il fatto che le idee chiarissime su questa lievitazione non ce l'ho, quindi resto in attesa di migliorie nei futuri esperimenti.

domenica 6 dicembre 2009

Arista con le mele

Ultima puntata della cena di sabato scorso. Ovvero il secondo.
Un classico di casa mia.
L'arista, che a Firenze non manca mai, però addomesticata, con un sughetto di mele che la rende vagamente nordica. Adeguata al clima invernale e natalizio che aleggia in queste giornate.

La carne la compro dal macellaio del mercato vicino a casa, che ha sempre della carne buonissima, in particolare maiale e dintorni.
L'arista del Presciuttini di Sant'Ambrogio è un'altra cosa. A volte la faccio anche con l'arista del supermercato, ma non viene altrettanto buona.

Ci stanno bene tutti i contorni tipici degli arrosti, noi quasi sempre optiamo per le patate al forno, più che altro perché piacciono ai bambini che sono, come molti bambini, un po' "rompi" sul cibo.

Passando oltre, mi sento un po' spompata. Sarà la fatica degli ultimi impegni scolastici. Sarà che non mi sento proprio in forma, ma sono poco in sintonia con il clima di questi giorni.
Vabbé, poco male, passerà.


Arista con le mele

Ingredienti
  • 1,2 kg di arista disossata
  • 5 mele Stayman
  • olio
  • salamoia bolognese (mix di sale e odori: salvia, rosmarino e aglio)
  • vino bianco
  • brandy
  • brodo di pollo
Preparazione
Pelare le mele e tagliarle a fettine sottili.
Legare la carne, ungerla con olio e massaggiarla con la salamoia.
Mettere in una teglia da forno un filo d'olio, adagiarvi la carne e mettere tutto intorno le mele. Devono essere tante, praticamente riempire la teglia, poi con la cottura si ridurranno moltissimo e il sughetto deve abbondare.
Infornare con il forno molto alto, intorno ai 220°, e far rosolare ben bene l'arista da tutti i lati, mescolando ogni tanto le mele, che faranno abbastanza liquido.

Quando la carne è rosolata da tutti i lati, abbassare un po' il forno (a 190° C)

Se le mele si seccano troppo, aggiungere un po' di vino bianco.

Quando l'arista è quasi cotta (ci vorrà poco più di un'ora, io comunque che tendo a cuocere un po' troppo la carne misuro la temperatura al cuore, dev'essere 70-72 °C) cospargere con mezzo bicchiere di brandy e lasciare ancora in forno per una decina di minuti, quindi togliere la teglia dal forno e mettere da parte la carne, che è meglio affettare quando si sarà un po' intiepidita.

Nel frattempo completare il sugo: le mele si saranno completamente sfatte, ma comunque spiaccicarle per bene con una forchetta, eventualmente aggiungere un po' di brodo se fosse troppo denso.

Tagliare a fette la carne e servirla coperta del suo sughetto, presentando quello che avanza a parte in una salsiera.

sabato 5 dicembre 2009

No-B-DAY, ricette in viola

Insomma, volevo partecipare all'iniziativa delle ricette in viola per il No-B-DAY, proposta dal forum di Gennarino qui. Solo che, mannaggia, l'ho scoperto dopo il 5 dicembre.


Fortuna che avevo da poco pubblicato la ricetta del Risotto al radicchio, che abbastanza viola è, insomma, accontentiamoci.

La ricetta non la ripubblico perché la trovate qui.

Quindi farò un arrosto (ma non era un risotto?!?!?) e pubblicherò questo post retro-datato per aderire all'iniziativa.

giovedì 3 dicembre 2009

La zia e il suo dolce di mele senza glutine...

Che somiglia un po' a quello di Adriano Continisio ma giuro che non l'ha preso da lui!

Alla fine la zia mi chiederà i diritti, la cito in continuazione. Certo che se la informassi, potrebbe pure farle piacere!

Insomma, anche questo dolce è della zietta. Era un sacco di tempo che non lo facevo, aleggiava nella mia memoria ma poi, per un motivo o per l'altro, rimandavo. Alla cena di sabato sera mi son detta che era giunta l'ora, ed eccolo qua.

Preciso che non so chi mi dia la forza di scrivere: stamattina sono uscita alle solite (... si fa per dire, per me non saranno mai solite) sette meno un quarto, e sono tornata un'ora fa. Quasi quasi mando un sms a Brunetta per informarlo che oggi da casa a casa sono passate circa 15 ore. E non sono nemmeno andata a fare la spesa nel frattempo, come si confà ad ogni dipendente pubblico che si rispetti, insegnante per di più.

Lezioni, consigli di classe, ricevimenti dei genitori. Ho dovuto pure tollerare i genitori della 2B, una classe terribile dove cantare in classe è l'attività più tranquilla e rispettosa, che mi parlavano delle tempeste ormonali dei loro viziatissimi figli, dei loro disagi (sapessero i miei...) e soprattutto del senso di impotenza che provano verso questi piccoli e insopportabili despoti. Andassero un po' a lavorare nei campi! (Lo diceva e metteva in pratica anche Mao, con gli studenti, e devo dire che ultimamente ho molto rivalutato questa idea...)

Bando alle ciance. Andiamo alla ricetta che sto per addormentarmi sul monitor.

Ah... Le foto fanno schifo as usual. Io non so fotografare, figuriamoci poi prima di cena, in ritardo come sempre, con la tavola apparecchiata. E a peggiorare le cose, il dolce è rimasto in forno qualche minuto (...) di troppo mentre mi facevo la doccia.

Spero almeno di riuscire a rendere l'idea.



Dolce di mele della zia Rossana senza glutine

Ingredienti
  • 1 kg di mele
  • 4 uova (5 se piccole)
  • 0,75 l di latte
  • zucchero semolato
  • zucchero di canna
  • 80 g di maizena (¶)
  • marmellata di pesche (¶)
  • limone
  • vino bianco
  • chiodi di garofano
  • cannella (se in polvere, (¶) )
  • mandorle
  • brandy
  • burro
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio e per essere consumati tranquillamente da un celiaco devono essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia.


Preparazione
Pelare le mele, tagliarle a tocchetti e metterle a cuocere in una pentola con un cucchiaio di zucchero di canna, una noce di burro, una stecca di cannella, qualche chiodo di garofano e mezzo bicchiere di vino. Farle cuocere per un quarto d’ora circa, e all’ultimo spruzzarle di brandy.

Far bollire il 1/2 l di latte con la buccia del limone e, nel frattempo, battere i tuorli delle uova con quattro cucchiai colmi di zucchero, 80 g di maizena e il restante 1/4 l di latte. Mettere l’intruglio sul fuoco basso, aggiungervi il latte bollito e preparare una crema. Far raffreddare.

Sbattere le chiare delle uova a neve ben ferma, incorporarle alla crema ormai fredda, ed aggiungere una spruzzata di brandy.

Ungere una pirofila, versarvi le mele, e mettervi sopra della marmellata e qualche mandorla. Coprire il tutto con la crema, cospargere di scagliette di mandorle e cuocere in forno per 40 minuti circa. Servire fredda o appena tiepida.

linkwithin

Related Posts with Thumbnails