Sono mesi che volevo partecipare all'MT Challenge di Menu Turistico ma poi arrivavo al mitico 28 del mese senza aver prodotto. Devo ammetterlo, questa sfida mi mette pure un po' di soggezione, tante food-blogger stellate tutte insieme, tanta inventiva, tanta creatività.
E poi la sfida non è la mia dimensione, mettermi in gioco non mi viene naturale, quindi, alla difficoltà specifica, si aggiunge una mia difficoltà esistenziale.
Però questa cosa mi sfrucugliava, mi sfrucugliava e mi sfrucugliava. Le vedevo divertirsi troppo, le ragazze (e i ragazzi) dell'MTC. E così questo mese ho deciso. Il dato è tratto.
Devo dire che Ginestra, la vincitrice dello scorso mese, ci ha messo più di uno zampino, scegliendo come ricetta di novembre il coniglio alla cacciatora (qui sua nella magistrale versione). Questa è infatti per me una ricetta del cuore. Una di quelle ricette che fanno casa, ricordi, famiglia. Quelle cose che piacciono a me, che mi smuovono le viscere nel profondo. Era un segno del destino, insomma.
La faceva sempre la mia mamma quando ero piccola, e come molti bambini storcevo sempre un po' il naso all'idea di mangiare il coniglio, così carino da vivo, e così pieno di ossicini nel piatto, però appena superata la diffidenza iniziale, il disappunto si scioglieva in quel mare di profumi.
Poi come talvolta accade mia mamma si è scordata della ricetta, che era della sua mamma, e della mamma della sua mamma... Io no invece, e ogni tanto ci ripensavo, a questo benedetto coniglio alla cacciatora ammannito insieme al suo stesso cibo preferito, che se ci pensiamo bene è un po' crudele...
Però lei se n'era scordata così bene, oserei dire l'aveva rimosso (chissà perché? chiameremo uno strizzacervelli per scoprirlo), che non c'era verso di estorcele la ricetta. O meglio la non-ricetta.
Poi ho avuto un'illuminazione: ma la mia zia ex cuoca, emiliana al 100%, la maga dei tortellini, possibile che non sappia come fare questo benedetto coniglio? Ella lo sapeva.
Ed eccolo qua :-)
Le dosi? Rigorosamente ad occhio. D'altronde, avete mai visto una zdàura emiliana di cinquant'anni fa prendere in mano una bilancia?
Ah.. Si era capito, vero?, che con questa ricetta partecipo all'MTC di novembre? ;-)
Segnalo anche che questa è una ricetta priva di ingredienti non solo senza glutine, ma anche senza rischi di contaminazioni. Insomma, se avete a cena un'amico celiaco e non sapete che fare, questa è una ricetta a stress celiaco nullo.
Coniglio alla cacciatora alla mia maniera (con le carote)
Ingredienti
Preparazione
Lavare i pezzi di coniglio ben bene e metterli a bagno, per una notte intera, in una ciotola coperti di latte. Come dice la mia zia, il latte ammorbidisce la carne e toglie il selvatico.
La mattina dopo, preparare un battuto fine con la cipolla, le coste di sedano, una carota e la pancetta stesa.
Mettere in una padella ampia un po' d'olio, e far appassire il battuto.
Quando comincia ad attaccare, sfumare con un po' di vino bianco.
Nel frattempo togliere i pezzi di coniglio dal latte e asciugarli bene con dello scottex.
Metterli nella padella con il battuto, insieme a un paio di foglie di alloro e 4/5 bacche di ginepro un po' schiacciate. Far rosolare bene a fuoco vivace da tutte le parti. Devono rosolare bene, altrimenti la carne finirà per sapere di poco.
Se si sbruciacchia un po', poco male.
Quando è ben rosolata, sfumare con un bel bicchiere di vino (rosso, bianco, quello che avete).
Mondare e tagliare a rondelle le carote restanti ed aggiungerle al coniglio.
Far insaporire un po' le carote, finché non sono un po' cotte, ma sempre al dente.
Salare con la salamoia ed aggiungere i pelati grossolanamente schiacciati con la forchetta.
Incoperchiare e far cuocere, a fuoco basso, finché il pomodoro non si è cotto e la carne ammorbidita.
È importante avere pazienza, perché non c'è niente di meno buono di un piatto del genere quando la carne è dura e il pomodoro ancora crudo, acidulo. Il pomodoro deve perdere totalmente l'acido, ed anzi diventare quasi dolce, al contatto con le verdure.
Servire accompagnato con polenta, oppure patate lesse, o purè di verdure, qualcosa che faccia da pane e simili, perché di fatto il contorno c'è già nella ricetta (non guardate la foto, le carote dovrebbero essere di più, ma le avevo finite).
Ingredienti
- 1 coniglio tagliato a pezzi
- latte
- 1 fetta di pancetta stesa alta mezzo dito
- 1 cipolla grossa
- 3 coste di sedano
- 5/6 carote
- pomodori pelati
- vino
- olio EVO (burro)
- salamoia bolognese (sale con un trito di rosmarino, aglio e salvia, si trova già fatta ma io me la preparo da sola)
- bacche di ginepro
- foglie di alloro
Preparazione
Lavare i pezzi di coniglio ben bene e metterli a bagno, per una notte intera, in una ciotola coperti di latte. Come dice la mia zia, il latte ammorbidisce la carne e toglie il selvatico.
La mattina dopo, preparare un battuto fine con la cipolla, le coste di sedano, una carota e la pancetta stesa.
Mettere in una padella ampia un po' d'olio, e far appassire il battuto.
Quando comincia ad attaccare, sfumare con un po' di vino bianco.
Nel frattempo togliere i pezzi di coniglio dal latte e asciugarli bene con dello scottex.
Metterli nella padella con il battuto, insieme a un paio di foglie di alloro e 4/5 bacche di ginepro un po' schiacciate. Far rosolare bene a fuoco vivace da tutte le parti. Devono rosolare bene, altrimenti la carne finirà per sapere di poco.
Se si sbruciacchia un po', poco male.
Quando è ben rosolata, sfumare con un bel bicchiere di vino (rosso, bianco, quello che avete).
Mondare e tagliare a rondelle le carote restanti ed aggiungerle al coniglio.
Far insaporire un po' le carote, finché non sono un po' cotte, ma sempre al dente.
Salare con la salamoia ed aggiungere i pelati grossolanamente schiacciati con la forchetta.
Incoperchiare e far cuocere, a fuoco basso, finché il pomodoro non si è cotto e la carne ammorbidita.
È importante avere pazienza, perché non c'è niente di meno buono di un piatto del genere quando la carne è dura e il pomodoro ancora crudo, acidulo. Il pomodoro deve perdere totalmente l'acido, ed anzi diventare quasi dolce, al contatto con le verdure.
Servire accompagnato con polenta, oppure patate lesse, o purè di verdure, qualcosa che faccia da pane e simili, perché di fatto il contorno c'è già nella ricetta (non guardate la foto, le carote dovrebbero essere di più, ma le avevo finite).