Questo
MTChallenge n°60 ci porta in Hispania, guidati dalla Mai del blog
Il colore della curcuma.
Chi meglio di lei, che hispanica lo è davvero, ci può condurre per mano in questo gioco del tapeo?
Un dubbio: ma tapeo è della prima o della seconda?
A primo acchito sembrerebbe della seconda:
tapeo, tapes, tapet, tapemus, tapetis, tapent.
Però è tapear, quindi sembrerebbe della prima:
tapeo, tapeas, tapeat, tapeamus, tapeatis, tapeant.
Quindi come si direbbe:
heri tapeavi... ????
Ah... Ma è spagnolo? Aaah... Non era latino... Aaaaaaah.....
Non sapendo lo spagnolo (perché invece il latino....) taccio e mi dedico alla cucina. Semmai, come vedremo poi, non è il latino che ci interessa. Qui si viene a risciacquare i panni in Arno,
Tornando a noi, di queste tapas ne avevamo da fare ben tre: una tapa, dei pinchos e un Montadito.
Per spiegarvi le differenze fra le tre tipologie vi rimando direttamente a quanto scritto nel
post della sfida, così non sbaglio:
a. le Tapas propriamente dette, che sono
quelle che si mangiano seduti, in un piattino. Nella nostra gara vanno
intese come piccole porzioni di un piatto intero: non qualcosa che nasce
come finger food, quindi, ma qualcosa che lo diventa, per necessità.
Un pezzetto di tortilla è una tapa, un mestolo di zuppa è una tapa, un
biscotto salato non lo è.
b. i Pinchos (da non confondere con i
Pintxos baschi) sono finger food che si infilzano con uno stuzzicadenti-
di ogni foggia e misura- e si mangiano in piedi, al bancone del bar.
Quindi, a differenza delle Tapas, i Pinchos nascono per essere mangiati
in un solo boccone, con piena fantasia nella scelta degli ingredienti.
L’unico limite è la consistenza, visto che lo stuzzicadenti è
essenziale (altrimenti i baristi non sanno fare i conti, visto che al
posto del blocchetto delle ordinazioni ci sono gli stuzzicadenti vuoti)
c. i Montadito sono fettine di pane o
panini mignon su cui viene assemblato ogni ben di Dio, a seconda della
fantasia di chi li prepara. Essenziale, quindi, è il pane.
Bisognava anche trovare un tema che accomunasse le tre tapas.
Per me il tema è il solito ossessivo pallosissimo ripetitivo tema delle radici, che però è piuttosto flessibile avendo io più origini, quindi di volta in volta posso scegliere se andare a nord, al centro, al sud... Questa volta resto a casa, le mie tapas parleranno toscano.
La cucina toscana è rinomata soprattutto per le carni: carni al sangue, in purezza, come il
roastbeef o la fiorentina, carni arrosto, come l'
arista o i fegatelli di maiale, carni in umido, come il peposo, lo stracotto, lo stufato alla sangiovannese, il cinghiale in umido... Insomma, sembrerebbe una cucina che tutto può essere tranne che vegetariana.
E invece no! Come tutte le cucine in origine contadina, gli ortaggi, gli
erbi come si dice qui, se la giocano alla grande.
E se la giocano secondo lo stile tipico della cucina toscana, ovvero poca elaborazione e valorizzazione della qualità degli ingredienti.
Se pensiamo ad alcuni grandi piatti della tradizione toscana, dalla
ribollita alla
pappa al pomodoro, dagli
scacciagatti (o bordatino a Livorno) alla
carabaccia di cipolle, e poi i tortelli o tordelli lucchesi o maremmani, i tortini di verdure (ovvero delle belle frittate alte), e la torta coi becchi... Quanti piatti vegetariani, se non addirittura vegani, ci ammannisce la nostra regione!
E così ho voluto provare a declinare il tema della sfida in versione ovviamente senza glutine, ma in questo caso naturalmente senza glutine, toscana e pure vegana.
Tutte ricette molto semplici, dove l'ingrediente la fa da padrone.
Anche tutte ricette che possono essere interpretate anche come cucina degli avanzi, che -non sono esperta- ma mi sembra una possibile motivazione delle tapas: mi è avanzato un po' di questo un po' di quello, non basta a farne una pietanza per tutti, però basta per un assaggino. Un modo saggio per non buttare via il cibo.
In effetti per me sono state anche cucina degli avanzi: dei ceci avanzati dal pranzo di ieri l'altro, la farinata e il cavolo nero avanzati dalla cena di sabato.
Per la tapa volevo proporre il
cacciucco di ceci, un piatto amatissimo, ma l'avevo già pubblicato sul blog e non mi piace proporre per l'MTC cose già viste su questi schermi, quindi sono rimasta fedele all'ispirazione originaria, i ceci, ma in insalata tiepida con giardiniera di verdure, molto simile ad un'
insalata di trippa senza la trippa però. Di questa ricetta sono debitrice al ristorante
Gli Attortellati, a Principina vicino a Grosseto, che da solo vale il viaggio.
Come pinchos ho sfruttato come dicevo un avanzo, ovvero la
farinata con il cavolo nero, e ne ho ricavato delle palline che ho fritto.
Per i montadito propongo un grande classico della cucina toscana, i crostini con cavolo nero e cannellini. Il pane, anche se non era obbligatorio, me lo devo fare da sola per forza, a meno di non proporre crostini toscani con orribile pancarré confezionato, che Dante si rivolta nella tomba, e ieri sera ho impastato un filoncino integrale che mi sembrava perfetto per la bisogna.
Ringrazio Mai per questa sua proposta, che è stata molto divertente da ideare e preparare.
Ma veniamo alle ricette, che sono tante e chissà se riuscirò a finire il post prima della scadenza della gara...
Insalata tiepida di ceci con giardiniera
Ingredienti
per 8 persone (come tapas, per 4 come antipasto)
Per i ceci e la giardiniera
250 g di ceci piccoli (io ceci dell'Amiata)
2 carote piccole
1 falda di peperone rosso
1 falda di peperone verde
1 cipolla piccola
2 coste di sedano
1 manciata di pomodori secchi
2 spicchi d'aglio
1 gambi di qualche rametto di prezzemolo (quelli della salsa)
1 peperoncino
2 bicchieri di vino bianco
2 bicchieri d'acqua
1/2 bicchiere di aceto
sale
Per la salsina
1 mazzetto di prezzemolo
1 limone
1 spicchio d'aglio
1 peperoncino fresco
sale
pepe
olio extravergine di oliva
Procedimento
Il giorno precedente mettete in ammollo i ceci con un pizzico di bicarbonato, cambiando l'acqua un paio di volte.
La mattina scolateli dell'acqua di ammollo e metteteli a lessare insieme a uno spicchio d'aglio e un pizzico di bicarbonato. Il tempo di cottura dei ceci è molto variabile, questi ci hanno messo un paio d'ore.
Mentre cuociono i ceci preparate la giardiniera: lavate tutte le
verdure, mondatele e tagliatele a piccoli cubetti (tranne l'aglio). In
una pentola mettete l'acqua, il vino bianco, l'aceto, due spicchi
d'aglio sbucciati, il peperoncino diviso a metà a cui avrete tolto i
semi, e i gambi di prezzemolo. Quando l'aceto leggero (così chiamano
questo liquido sul sito degli Attortellati) prende il bollore,
rovesciateci dentro le verdure e fatele cuocere per pochi minuti: devo
cominciare ad ammorbidirsi ma restare assolutamente al dente, ed essendo
in cubetti ci vuole davvero poco. Scolate le verdure e mettetele da
parte.
Preparate anche la salsina: Con un
rigalimoni togliete la buccia al mezzo limone. Un parte delle
zeste le terrete da parte per la decorazione delle tapas, il resto lo
triterete insieme agli altri ingredienti. Pulite il prezzemolo (una
parte dei gambi li userete, appunto, per l'aceto leggero della
giardiniera), sbucciate uno spicchio d'aglio, togliete i semi e le
nervature al peperoncino e tritate finemente insieme tutto. Mettete in
una ciotolina, salate, versateci il succo del limone e olio extravergine
d'oliva in quantità tale da ottenere una salsina abbastanza fluida.
Scolate
i ceci, versateli in una terrina e conditeli con parte della salsina.
Il resto della salsina lo porterete in tavola come condimento e lo
userete per decorare le porzioni di tapas.
Mettete un
cucchiaio di insalata in un cucchiaio o in una ciotolina, versateci
sopra qualche altra goccia di salsina, un paio di zeste di limone ed è
pronto.
Polpettine di farinata di cavolo nero
Ingredienti
per 8 persone come tapa, per 4 come antipasto
300 g di farina per polenta di mais ottofile
(¶)
1 piccolo cespo di cavolo nero
1 spicchio d'aglio
sale
olio extravergine di oliva
il tutto rigorosamente occhiometrico
Gli
ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a
rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono
avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel
prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei
prodotti dietoterapici erogabili.
Procedimento
Mondate e lavate il cavolo nero con cura, eliminando le coste dure.
Fatelo lessare in abbondante acqua finché si ammorbidisce (ci vorrà un bel po').
Scolatelo, tritatelo grossolanamente e ripassatelo in padella con un po' d'olio e uno spicchio d'aglio vestito.
Nel frattempo mettete su il paiolo, o anche una pentola capiente e dal fondo spesso, con 1,4 l di acqua. Quando bolle salate e versate a pioggia la farina per polenta, rimestando continuamente con una frusta (oppure potete mescolare acqua e farina a freddo, ma poi dovrete continuare a mescolare finché non prende il bollore). Fatela cuocere rimestando spesso per 40 minuti. Dopo una decina di minuti potrete aggiungere il cavolo nero ripassato in padella, avendo cura di eliminare l'aglio.
Quando sarà cotta aggiustate di sale, mescolate bene, togliete dal fuoco, lasciatela riposare qualche minuto e quindi rovesciatela sul tagliere da polenta. Formate delle palline e lasciatele riposare finché sono completamente raffreddate, meglio se fino al giorno dopo.
In realtà io non ho fatto così: ho fatto per cena una farina con il cavolo nero, quella avanzata l'ho messa in frigo in un piatto, il giorno dopo si era completamente rappresa e, con uno scavino di quelli che si usano per fare le palline dal melone, ho ricavato le palline al momento.
In una padella profonda mettete l'olio per friggere, fatelo scaldare e cuocere le palline poche alla volta, finché sono dorate, scolatele e lasciatele riposare cinque minuti prima di infilzarle sugli stuzzicadenti/spiedini piccoli.
Crostini con cannellini e cavolo nero
Ingredienti
per 8 persone come tapa, per 4 come antipasto
1 filoncino toscano integrale
(¶)
200 g di fagioli cannellini secchi
1 cespo di cavolo nero
olio extravergine di oliva
3 spicchi d'aglio
1 paio di rametti di salvia
sale
pepe
Gli
ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a
rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono
avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel
prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei
prodotti dietoterapici erogabili.
Procedimento
La sera prima mettete in ammollo i fagioli con un pizzico di bicarbonato. Il giorno seguente lessateli in abbondante acqua con uno spicchio d'aglio e i rametti di salvia.
Mondate e lavate il cavolo nero con cura, eliminando le coste dure.
Fatelo lessare in abbondante acqua finché si ammorbidisce (ci vorrà un bel po').
Scolatelo, tritatelo grossolanamente e ripassatelo in padella con un po' d'olio e uno spicchio d'aglio vestito.
In realtà per fare questa ricetta e i pinchos ho preso un bel cespo di cavolo nero e ovviamente ho fatto il tutto in una volta sola, dividendolo poi fra le due preparazioni.
Quando è il momento di andare in tavola tagliare delle fettine di pane abbastanza sottili, abbrustolitele da ambo i lati, quindi strusciatele con l'aglio, disponeteci sopra il cavolo nero ripassato in padella e una cucchiaiata di fagioli caldi, un po' brodosi. Condite con olio extravergine di oliva a crudo, sale e una generosa spolverata di pepe.
Filoncino toscano integrale
Ingredienti
- 100 g di farina speciale per pane Glutafin Select (¶)
- 200 g di Mix Brot Schar (¶)
- 200 g di preparato per pane Nutrifree (¶)
- 10 g di lievito di birra fresco
- 10 g di olio extravergine di oliva
- 400 ml di acqua
Gli
ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a
rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono
avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel
prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei
prodotti dietoterapici erogabili, o riportare sulla confezione la
scritta SENZA GLUTINE.
Preparazione
In una ciotola sciogliete il lievito nell'acqua a temperatura ambiente, lasciate riposare per qualche minuto quindi unite le farine setacciate e cominciate ad impastare con le mani.
Quando si è abbastanza amalgato, aggiungete l'olio. Mescolate ancora e rovesciate sulla spianatoia
infarinata.
Continuate ad impastare, finché è ben amalgamato.
Fate la palla e lasciate lievitare coperto nella ciotola leggermente unta d'olio.
Un paio d'ore, ma dipende dal clima e dall'umidità dell'aria.
Quando è raddoppiato dare qualche piega e avvolgere su se stesso. Fate lievitare coperto
nuovamente fino al raddoppio (un'altra oretta abbondante, fra lilleri e lalleri).
Accendete il forno alla massima temperatura, con dentro la refrattaria sul ripiano più basso e sul fondo un pentolino.
Quando il filoncino è giunto a lievitazione, trasferitelo sulla
refrattaria, versate dell'acqua nel pentolino per far sprigionare vapore e vaporizzate anche il pane. Fate cuocere i primi dieci minuti al massimo e poi a
200°C, per circa un'ora complessiva.
Io uso la tecnica del battere sul fondo del filone con una nocca: se
suona vuoto, ci siamo, se invece suona pieno lo lascio ancora qualche
minuto.
Fatelo raffreddare coperto, e aspettate che sia freddo prima di
tagliarlo.